Per Claudio Descalzi, ad di Eni, la transizione energetica è l'obiettivo prioritario su cui le nazioni del pianeta dovrebbero impegnarsi senza tregua. Non è più il tempo dei rinvii e della gradualità per il numero uno di Eni, che sottolinea come troppo poco sia stato fatto da tanti anni a questa parte.
Il tempo è un lusso che non possiamo più permetterci.
Potrebbe essere riassunta con questa frase la lunga intervista che l'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, ha rilasciato al 'Sole 24 Ore', nella quale ha sottolineato l'urgenza non più procrastinabile di una transizione energetica verso fonti rinnovabili e pulite.
Un'analisi lucida, quella di Descalzi, che parte dalla Cop28 e dai suoi problemi nel raggiungere una bozza condivisa per un accordo tra i Paesi partecipanti, per mettere in evidenza quanto poco si sia fatto negli ultimi anni per cercare un'alternativa al fossile come contrasto al cambiamento climatico.
Descalzi sottolinea, infatti, come la quantità di Co2 emessa dal 2015 a oggi non solo non sia diminuita ma sia addirittura aumentata, passando da 35 a 37 gigaton.
Un risultato inquietante, alla luce degli sforzi e delle risorse profuse dagli Stati del mondo - forse solo a parole, verrebbe da dire, di fronte all'inevitabilità dei dati - per la graduale diminuzione delle emissioni.
A questo proposito, Descalzi è impietoso, e si appoggia ancora ai freddi numeri per ribadire quanto poco sia stato fatto.
La transizione alle fonti di energia pulita "serve subito", dichiara senza ambiguità Descalzi. L'ad di Eni indica, quindi, una sorta di 'road map' da seguire per raggiungere l'obiettivo - che passa per "l'idrogeno", il "nucleare di nuova generazione" e le "rinnovabili" - e, allo stesso tempo, tutelare la tenuta economica di Stati, imprese e famiglie, la cui sussistenza si basa ancora sugli investimenti nel fossile.
In questo senso, la strada passa per la riduzione decisa del carbone - il più impattante a livello ambientale - a vantaggio del gas, in modo da sostenere la domanda di energia non ancora coperta dalle rinnovabili. E questo nonostante le tensioni internazionali - in particolare la guerra nella Striscia di Gaza - abbiano prodotto un aumento proprio del prezzo del gas, come da lui stesso segnalato allo scoppio del conflitto.
Una strada da percorrere senza tentennamenti, perché il tempo stringe, ricorda nuovamente Descalzi quando tira in ballo Stati Uniti e Cina.
Il tempo è quasi scaduto, quindi. E, a rischio di risultare eccessivamente drammatico, l'ad di Eni usa toni quasi 'apocalittici' nel chiudere l'intervista. "Non esiste alternativa", dichiara, per poi concludere parlando di una vera e propria "corsa verso la sopravvivenza".
È proprio così, e speriamo ne siano tutti consapevoli, soprattutto coloro che si sono riuniti a Dubai negli ultimi giorni.