Il governo ungherese di Viktor Orbán rigetta con forza il nuovo accordo Ue su migranti e asilo. Accolto con entusiasmo dai rappresentati delle istituzioni europee, il testo non piace all'Ungheria. Scontento anche tra le ONG. Amnesty International commenta così: "farà arretrare la legislazione europea in materia di asilo di decenni".
Il passaggio dell'accordo in materia di migrazione e asilo, siglato oggi dai Parlamento e Consiglio Eu, sull'obbligo di solidarietà a carico di tutte le nazioni dell'Unione nei confronti dei Paesi riconosciuti sotto pressione migratoria all'Ungheria proprio non piace. Contestando tale clausola, il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto afferma che il suo governo respinge "Con forza questo patto sui migranti".
I Paesi "sotto pressione migratoria" che potrebbero beneficiare dell'obbligo sono di fatto Italia, Grecia, Spagna e Malta, sulle cui coste si susseguono gli sbarchi. L'accordo provvisorio appena siglato prevede la possibilità per gli altri Stati Ue di dimostrare la loro "solidarietà" con due opzioni: ricollocamento dei richiedenti asilo nel loro territorio o il versamento di contributi finanziari. "Non lasceremo entrare nessuno contro la nostra volontà", ha chiosato il ministro Szijjarto, lasciando pochi dubbi sull'indisponibilità dell'Ungheria a sottoscrivere l'accordo quando dovrà essere convertito in legge. Nessuna sorpresa, poiché la posizione ungherese in materia di migranti è nota da tempo.
L'organizzazione non governativa impegnata nella difesa dei diritti umani Amnesty International ha espresso una chiara contrarietà nei confronti del contenuto del patto Ue su migranti e asilo. Lo scontento che serpeggia tra le ONG ha infatti trovato voce attraverso le parole di Eve Geddie, direttrice dell'Ufficio istituzioni europee di Amnesty, la quale ha previsto che l'accordo "farà arretrare la legislazione europea in materia di asilo di decenni" comportando invece "Una maggiore sofferenza umana".
Per Amnesty, le norme del testo Eu non si sostanziano in un aiuto concreto ai Paesi che per primi accolgono i migranti, come l'Italia, la Spagna o la Grecia. "Invece di dare priorità alla solidarietà attraverso i ricollocamenti, gli Stati potranno semplicemente pagare per rafforzare le frontiere esterne, o finanziare Paesi al di fuori dell'Ue", ha concluso Geddie. Già in passato, Amnesty aveva sollevato diverse obiezioni sul patto europeo: "Questo accordo rischia di causare blocchi e arresti e di mettere le persone in condizione di bisogno lungo le frontiere", pregiudicandone di fatto la dignità.