È un 'no' unanime e deciso, figlio della tenacia e dell'orgoglio tipici del popolo che l'ha pronunciato, quello che arriva dalla Sardegna al nucleare e alla possibilità di ospitare un deposito per le scorie. La risposta che non ammette repliche è arrivata dagli Stati generali convocati dal Consiglio regionale proprio per discutere la questione, dopo che la Sardegna risultava inclusa tra le 51 aree presenti nella Carta nazionale dei siti idonei (Cnai).
Tutto il Consiglio regionale della Sardegna contrario alla possibilità che l'isola ospiti un deposito di scorie nucleari. Un'unanimità trasversale così rara da vedere nella politica e nella società italiane da fare quasi invidia.
A pronunciare il 'no' forte e chiaro dei sardi è il presidente del Consiglio regionale, Michele Pais, mentre la sua collega del Cal (Consiglio delle Autonomie Locali), Paola Secci, ha ricordato il referendum in cui "1,5 milioni di sardi" espressero la loro contrarietà alle scorie.
La presa di posizione arriva dopo la pubblicazione della CNAI, la Carta Nazionale delle Aree Idonee, elaborata dalla Sogin con lo scopo di individuare le zone in Italia dove realizzare il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e il Parco Tecnologico.
Contro questa decisione di Roma, è ancora la Secci a usare toni particolarmente duri, parlando di "schiaffo in faccia" all'isola e ai suoi abitanti, chiamando in causa anche la manovra finanziaria e le risorse - definite "miserrime" - previste per la Sardegna.
"Questo è l’ennesimo schiaffo ai sardi dopo l’invasione delle pale eoliche e lo scandalo dell’ultima Finanziaria che non tiene conto del principio di insularità riservando alla Sardegna 5 miserrimi milioni di euro contro i 15 miliardi per il ponte sullo Stretto".
Si preannuncia, dunque, un 'braccio di ferro' con il governo centrale che da tempo sostiene convintamente l'introduzione dell'energia nucleare in Italia, con il ministro Salvini nel ruolo di orgoglioso portabandiera.
Di certo, i sindaci delle aree e dei comuni interessati non ne vogliono sentir parlare, sottolineando in primo luogo i rischi per l'ambiente marittimo e, di conseguenza, per l'economia della Sardegna e non solo.
Come evidenzia Emiliano Deiana, presidente dell'Anci Sardegna.
Un parere ribadito più volte anche da Legambiente, che viene sintetizzato con una metafora dura ma efficace da Umberto Oppus, sindaco di Mandas, comune nel sud dell'isola.
Infine, un suo collega, Andrea Locci, sindaco di Tuili, conferma la contrarietà dei sardi alla decisione, arrivando a paventare il rischio di vere e proprie sommosse.
Forse si tratta di parole pronunciate nell'animosità del momento, forse la possibilità che si arrivi a uno scontro 'fisico' è davvero remota.
Ma il governo centrale farà bene a tener conto della risoluta compattezza dimostrata dalla Sardegna, o rischia davvero di uscirne con le ossa rotte.