Carlo Calenda è intervenuto stamani sui suoi canali social invitando la premier Giorgia Meloni a riportare al centro dell’agenda politica i temi relativi all’emergenza salariale e alla politica industriale. Temi che secondo il leader di Azione sarebbero spariti dal radar del Governo con il rischio di creare una situazione potenzialmente destabilizzante per la democrazia.
La politica salariale e politica industriale sono completamente assenti dall’agenda di Governo. Lo ha denunciato Calenda. È dalla riunione con le opposizioni sul salario minimo che Giorgia Meloni ha promesso una proposta sul lavoro - ribadisce il fondatore di Azione- sui contratti e sui salari ma sin qui non è pervenuta:
Contratti collettivi nazionali fermi al palo, salari reali inadeguati al costo della vita e livellati verso il basso e mancanza di una reale strategia industriale, questi i nodi da sciogliere con urgenza. Non è solo una questione di salario minimo, dice Calenda, ma di funzionamento dei contratti collettivi nazionali che livellano in basso i salari:
Ma l’emergenza salariale e l’assenza di una reale politica industriale, secondo il leader di Azione, non sarebbe solo responsabilità del governo ma anche di sindacati e associazioni di categoria. Calenda accusa poi Confindustria di non aprire bocca a riguardo mentre i sindacati ne parlano fin troppo con il rischio di banalizzare la questione:
Nel suo intervento il Calenda ha fatto riferimento ai fondi del Pnrr per i quali, proprio nei giorni scorsi, il Governo ha inviato alla Commissione Europea la richiesta di pagamento della quinta rata.
Oltre dieci miliardi di euro che andranno ad aggiungersi ai 101,9 miliardi di euro delle prime quattro rate, che dovrebbero arrivare nei prossimi mesi, al termine del consueto iter di valutazione. Recentemente il fondatore di Azione ha parlato anche della manovra approvata dalla Camera dei Deputati lo scorso 29 dicembre.