Il 2023 ha introdotto modifiche significative al regime forfettario, un sistema fiscale semplificato per piccoli imprenditori e liberi professionisti in Italia. Andiamo a vedere quali sono le principali novità per quanto riguarda il regime forfettario con Irpef agevolata al 5% nel 2024 e quali sono le implicazioni delle modifiche intervenute.
Una delle modifiche più rilevanti riguarda l'aumento della soglia di ricavi o compensi annui. Dal 2023, il limite è stato elevato da 65.000 euro a 85.000 euro. Questo significa che più professionisti e piccole imprese possono beneficiare delle condizioni favorevoli del regime forfettario, come una tassazione più bassa e meno obblighi contabili.
L'innalzamento del limite offre maggior flessibilità e opportunità di crescita per le piccole imprese e i liberi professionisti. Questo cambiamento mira a incentivare l'espansione delle attività esistenti e l'avvio di nuove iniziative imprenditoriali, contribuendo a stimolare l'economia locale.
Le nuove regole prevedono differenti scenari in caso di superamento del limite di 85.000 euro:
Dal 1° gennaio 2024, tutti gli aderenti al regime forfettario sono tenuti a emettere fatture elettroniche.
È importante che gli imprenditori e i liberi professionisti si preparino adeguatamente a questo cambiamento, adottando sistemi compatibili con la fatturazione elettronica e aggiornando le proprie competenze in materia.
La fatturazione elettronica si può emettere gratuitamente sul sito dell’Agenzia delle Entrate, oppure servendosi di appositi software a pagamento.
Il regime forfettario prevede un'imposta sostitutiva dell'Irpef e delle addizionali. L'aliquota ordinaria è del 15%, ma per chi inizia una nuova attività, c'è un'agevolazione che riduce l'aliquota al 5% per i primi 5 anni.
Per beneficiare dell'aliquota ridotta del 5%, è necessario soddisfare specifici requisiti, tra cui:
Il calcolo del reddito imponibile nel regime forfettario segue una procedura precisa. Si inizia dall'ammontare totale dei ricavi o dei compensi percepiti, ai quali si applica il coefficiente di redditività relativo al settore di attività. Dopo, si deducono i contributi previdenziali obbligatori, inclusi quelli per i collaboratori dell’impresa familiare. Questo metodo semplificato facilita notevolmente la gestione fiscale per i piccoli imprenditori e professionisti.
Per illustrare meglio, consideriamo un'attività di ristorazione con ricavi annui di 55.000 euro e un coefficiente di redditività del 40%. Il reddito imponibile calcolato sarà di 22.200 euro. Dopo aver dedotto i contributi previdenziali (per esempio, 5.800 euro), si ottiene un reddito netto imponibile di 17.400 euro, su cui si applicherà l’imposta sostitutiva.
Chi apre una partita IVA nel 2024 sotto il regime forfettario può godere dell'aliquota ridotta del 5% per il periodo d'imposta dal 2024 al 2028. Dopo questo quinquennio, l'aliquota tornerà all'ordinario 15%.
Per chi ha iniziato l'attività negli anni 2020-2023, il 2024 può rappresentare l'ultimo anno di godimento dell'aliquota ridotta, a seconda dell'anno di inizio attività. È fondamentale essere consapevoli di questi termini per una corretta pianificazione fiscale.
Le nuove imprese che aderiscono al regime forfettario possono godere dell'imposta sostitutiva al 5% per i primi cinque anni. Tuttavia, devono soddisfare specifici requisiti, come non avere esercitato attività simili nei tre anni precedenti e non proseguire attività precedenti sotto una nuova forma.
Una caratteristica distintiva del regime forfettario è la gestione semplificata dell'IVA. I soggetti forfettari sono esonerati dall’applicazione e dal versamento dell’IVA, nonché dalla registrazione delle fatture e dei corrispettivi.
Un aspetto cruciale per le partite IVA ordinarie che transitano al regime forfettario riguarda la rettifica della detrazione IVA. Nei regimi ordinari, l'IVA sugli acquisti diventa un credito nei confronti dello Stato, che riduce il debito IVA. Tuttavia, per chi passa al forfettario, sorge la necessità di una rettifica su parte dell'IVA detratta, in particolare su beni strumentali e durevoli.
Ad esempio, se un professionista ha detratto l’IVA per l'acquisto di arredamenti nel 2023 e passa al forfettario nel 2024, dovrà effettuare una rettifica e riversare parte dell’IVA all’erario. È un aspetto da considerare attentamente nella transizione al regime forfettario.