C'è una svolta nell'inchiesta riguardante la morte di Domenicantonio Vellega, l'uomo di 48 anni che il 3 marzo del 2022 fu trovato morto carbonizzato all'interno della sua auto ad Acerra, in provincia di Napoli: dopo aver escluso un caso di suicidio, gli inquirenti hanno tratto in arresto l'ex moglie e l'attuale convivente. I due, di 39 e 51 anni, sono accusati di averlo ferito e poi bruciato vivo.
Domenicantonio Vellega era stato trovato morto carbonizzato all'interno di una Fiat 600 in via Torricelli, ad Accerra, il 3 marzo del 2022. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, sarebbe stato ucciso: l'ex moglie e l'attuale convivente, di 39 e 51 anni, lo avrebbero prima ferito all'interno della loro abitazione di Marigliano e poi bruciato vivo in auto, nella speranza di occultarne il cadavere.
La svolta è arrivata a quasi due anni dai fatti. All'inizio si era infatti pensato che l'uomo potesse essersi tolto la vita. Ad incastrare i due, alla fine, sarebbero stati gli accertamenti tecnico-scientifici effettuati sui resti della salma e sulla vettura. Nelle scorse ore sono stati tratti in arresto e portati in carcere: la donna è detenuta nell'istituto femminile di Pozzuoli; il compagno in quello di Napoli-Poggioreale.
Davanti ai giudici dovranno rispondere dell'accusa di omicidio volontario aggravato.
Quello di Vellega non è l'unico caso arrivato ad una svolta dopo anni dai fatti; in molti ricorderanno la storia di Anna Lucarini, la donna di 58 anni morta il 9 ottobre del 2022 a Pietrasanta, in provincia di Lucca, in seguito a un misterioso incidente: l'auto a bordo della quale si trovava, guidata dal marito Daniele Mazzolini, era andata a schiantarsi contro un albero, prendendo fuoco.
Una vicenda per molto tempo considerata fortuita, che pochi mesi fa, al termine di vari accertamenti, si era improvvisamente trasformata in un caso di femminicidio. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, Mazzolini avrebbe infatti deliberatamente compiuto una manovra azzardata, mettendosi alla guida dopo aver bevuto.
Dei passanti lo avevano visto "sbracciare", come se stesse litigando con la moglie: poco dopo l'urto mortale. Un urto che non avrebbe cercato in nessun modo di evitare. Sull'asfalto, infatti, non erano stati riscontrati segni di frenata. All'incidente era sopravvissuto solo lui. Ora deve rispondere dell'accusa di omicidio volontario aggravato.
Altri ricorderanno il caso di Margherita Ceschin, la 72enne trovata senza vita nel suo appartamento di Conegliano, in provincia di Treviso, il 24 giugno scorso. Si era subito pensato a un caso di morte naturale. Poi l'autopsia aveva stabilito che l'anziana era stata uccisa da qualcuno che, dopo averla tramortita con un colpo alla tempia sinistra, l’aveva soffocata con un cuscino.
Si era pensato, allora, a una rapina finita male. Alla fine in quattro sono stati arrestati: l'ex marito Enzo Lorenzon, l'attuale convivente di origini dominicane e due suoi connazionali, assoldati dall'uomo per disfarsi di Ceschin, con cui era in fase di separazione e che da poco aveva ottenuto un assegno di mantenimento particolarmente ingente, di 10mila euro al mese.
L'anziana lo aveva già denunciato per ingiurie e minacce. Secondo gli inquirenti stava pensando al delitto da anni. Ad incastrare lui e i suoi complici sarebbero state delle intercettazioni telefoniche, ma anche diversi filmati delle videocamere di sorveglianza, che ritraevano i sicari vicino a casa della vittima e poi da Lorenzon, facendo pensare che tra loro ci fosse un collegamento.