Accertamenti bancari 2024: elevati versamenti e prelievi eccessivi allertano il fisco? Riceviamo numerose domande riguardanti i controlli effettuati sulle anomalie prodotte dai movimenti di entrata e uscita del conto corrente.
In molti si chiedono cosa insospetti o salti agli occhi dell’Amministrazione finanziaria. Qualcuno è fortemente convinto che l’accertamento fiscale sia la conseguenza di un numero notevole di prelievi o di continui versamenti operazioni borderline, troppi movimenti sul proprio conto corrente. Altri, invece, sono molto più concreti rapportandosi alle misure ristrettive introdotte con le norme antiriciclaggio.
Fosse stato facile capire l’intreccio su cui opera il fisco; in molti non avrebbero dovuto penare per giustificare un'entrata, come ad esempio una somma di denaro donata per l’occasione di un matrimonio o compleanno finita sotto il faro dell’inquisizione del fisco, imputata ingiustamente come proventi in nero. Il discorso sarebbe chiuso, o quasi. Vediamo insieme quando il fisco può indagare sulle transazioni bancarie.
L’Agenzia delle Entrate non opera a caso; i dubbi sorgono dalle rilevazioni dei dati ricavati dall’Anagrafe tributaria. Ci sono diversi motivi che possono complicare la vita dei contribuenti; il primo sicuramente riguarda la segnalazione operata dalla propria banca all’Unità di informazione finanziaria (UIF). Ora, è il tuo istituto di credito che passa alla UIF la segnalazione delle somme di denaro superiori a 10.000 euro al mese.
Come noto, non ha rilevanza alcuna se l’importo è pieno o frammentato; resta il fatto che, come da prassi, viene segnalato come possibile illecito fiscale. Appare chiaro che più è alta l’attenzione sul tuo conto, maggiore è il rischio di dover confrontarsi con il fisco.
Il tuo primo compito sarà assicurarti di poter giustificare la transazione con prova certa, anche perché in molti casi viene messa in discussione la presenza delle disuguaglianze dei movimenti bancari di entrata e uscita per gli importi percepiti nella dichiarazione dei redditi.
Pertanto, in presenza di un accertamento fiscale, è indispensabile dimostrare con prova certa e reale che porta all’esclusione totale di proventi illeciti o nate per frodare il Fisco, ma che al contrario potrebbero risultare come redditi esenti da imposte.
Secondo quanto riportato nella rubrica della giurisprudenza della rivista online dell'Agenzia delle Entrate, in base alle disposizioni normative contenute negli articoli 32, comma 1, n. 7, Dpr n. 600/1973 e 51, comma 2, Dpr n. 6633/1972, agli uffici finanziari viene attribuito il potere di chiedere alle banche, previa autorizzazione del direttore centrale dell'accertamento o del direttore regionale dell'Agenzia delle entrate, dati, notizie e documenti relativi a qualsiasi rapporto intrattenuto od operazione effettuata.
L’Agenzia delle Entrate opera incrociando diversi dati, e sono le incongruenze rilevate che fanno allertare il fisco. Tuttavia, con qualche piccolo accorgimento è possibile non inciampare nella fornace dell’Amministrazione finanziaria.
Prima di tutto, è necessario rientrare nell’ordine dei pagamenti tracciabili, di bonifici con la descrizione della causale. Si tratta di un modo semplice per ricostruire i movimenti che transitano sul proprio conto corrente.
È importante certificare la presenza di finanziamenti, ma anche degli eventuali prestiti in favore di familiari o amici. La presenza di un atto scritto registrato all’Agenzia delle Entrate con data certa rappresenta un ottimo giustificativo da presentare al Fisco, se richiesto.
I tempi sono cambiati, e dichiarare, certificare i redditi e spendere più di quanto si guadagna porta direttamente il fisco a reclamare la presunzione di illecito.
In molti si dimenticano del Redditrometro, ovvero il metro che misura la ricchezza dei contribuenti; pertanto, l’acquisto di beni di lusso con un reddito basso può portare a un accertamento fiscale.
Molti ignorano l'esistenza dell'Anonimometro, che rappresenta l'algoritmo utilizzato dall'Agenzia delle Entrate, per incrociare i dati fiscali pseudo-anonimizzati al fine di individuare gli evasori.
Insomma, sono le informazioni incrociate e lo Spesometro, ovvero il meccanismo utilizzato per la trasmissione di tutti i movimenti attivi e passivi di un conto (specie per le società), a portare l’Amministrazione finanziaria a incrociare i dati emersi sui movimenti dei soggetti passivi IVA e controllare i movimenti da acquirente e venditore.
Il fisco sa perfettamente come usiamo il denaro che transita sul conto corrente. Pertanto, spesso non servono grosse cifre di denaro per allertare la macchina infernale dell'Amministrazione finanziaria.
In base alle disposizioni normative contenute nell’articolo 32 del DPR 600/73:
Pertanto, gli accertamenti fiscali possono emergere anche per movimenti irrisori e riguardano i seguenti importi:
Per quanto riguarda tali limiti, si tratta di riferimenti per le imprese, ma non per i professionisti. Questa norma viene applicata sui prelievi non giustificati non individuati dal contribuente e non supportati da scritture contabili.