È stato condannato in via definitiva a 12 anni di carcere per strage aggravata dall'odio razziale: ecco chi è Luca Traini, l'estremista di destra che in occasione del sesto anniversario dell'omicidio di Pamela Mastropietro per mano del cittadino nigeriano Innocent Oseghale, ieri, 30 gennaio, si è messo in contatto con la madre Alessandra Verni per esprimerle la sua solidarietà, inviandole un tricolore.
Quando è stato arrestato, ormai sei anni fa, Luca Traini aveva 28 anni e risiedeva nel Tolentino: ex candidato della Lega Nord per il consiglio comunale di Corridonia, nel Maceratese, era noto ai più per le sue posizioni di estrema destra.
Sulla tempia ha un tatuaggio con il simbolo di Terza posizione, il movimento neofascista eversivo fondato negli anni 70 da Roberto Fiore, leader di Forza Nuova. In tanti lo ricorderanno con la testa rasata e la barba lunga, l'aspetto che aveva quando il 3 febbraio del 2018 seminò il panico per le vie di Macerata, aprendo il fuoco contro un gruppo di immigrati dalla sua auto e ferendo sei di loro.
Un "reato di estrema gravità", come lo hanno definito i giudici che lo hanno condannato in via definitiva a 12 anni di carcere con l'accusa di strage aggravata dall'odio razziale. Dopo la sparatoria, come se niente fosse, era sceso dalla sua vettura e, mostrando il tricolore, era salito sui gradini del monumento dedicato ai Caduti della città, facendo il saluto fascista.
Ieri, 30 gennaio, in occasione del sesto anniversario dell'omicidio di Pamela Mastropietro, Traini si è messo in contatto con la madre Alessandra Verni, inviandole una bandiera italiana con su scritto:
Un messaggio che la donna ha scelto di mostrare nel corso della fiaccolata dedicata alla figlia, facendo sapere che Traini le è stata molto vicina e che, prima o poi, ci terrebbe ad incontrarlo. Non è la prima volta che la sua storia e la storia di Pamela si sfiorano, quasi a toccarsi.
L'attentato orchestrato dal "Lupo" si era consumato, infatti, a pochi giorni di distanza dall'omicidio della giovane, tanto che alcuni avevano ipotizzato che i due eventi potessero essere correlati. Si era pensato che Traini conoscesse Pamela e che, per vendicarsi della sua uccisione, avesse deciso di prendersela con degli stranieri, visto che anche l'uomo sospettato di essere il suo assassino lo era.
Ipotesi che alla fine era stata esclusa. Quell'uomo, di nome Innocent Oseghale, è stato nel frattempo condannato in via definitiva all'ergastolo: secondo i giudici avrebbe ucciso e fatto a pezzi Pamela dopo averla violentata sessualmente, aprofittando delle condizioni di fragilità psico-fisica in cui si trovava dopo essersi allontanata dalla comunità per tossicodipendenti di cui era ospite per procurarsi una dose.
La madre è convinta che insieme a lui ci fosse qualcun altro, uno o più complici che lo avrebbero aiutato a disfarsi del corpo della 18enne, mai individuati perché lui non ha mai parlato. Traini gli ha mostrato vicinanza e solidarietà. Secondo molti solo perché l'assassino della figlia è un immigrato, come le persone contro cui si scagliò lui prima dell'arresto.