Nel 2023, l'analisi della corruzione a livello mondiale rivela una situazione preoccupante per l'Italia, che si colloca al 42° posto su 180 nazioni nell'Indice di Percezione della Corruzione (CPI) di Transparency International. Questo indice è uno strumento fondamentale per comprendere la distribuzione e l'intensità della corruzione a livello globale. L'Italia, con un punteggio di 56 su 100, rimane stabile rispetto all'anno precedente, ma la sua posizione è motivo di riflessione, soprattutto considerando la sua appartenenza al G7 e all'Unione Europea, dove si trova in una posizione relativamente bassa.
Il CPI di Transparency International adotta un approccio complesso e dettagliato per misurare la corruzione. La metodologia include l'analisi delle opinioni di esperti e l'uso di 13 diversi strumenti di analisi. Questi strumenti valutano vari aspetti della corruzione nel settore pubblico e nella politica, assegnando un punteggio da 0 (alta corruzione percepita) a 100 (bassa corruzione percepita).
Il CPI non è solo un indice; è un campanello d'allarme sulle implicazioni più ampie della corruzione. Le nazioni con alti livelli di corruzione tendono ad avere istituzioni più deboli, minore rispetto per lo stato di diritto e un impatto negativo sulla qualità della vita dei cittadini. La corruzione è un ostacolo allo sviluppo sostenibile, alla democrazia e alla stabilità politica.
Guardando ai paesi meno corrotti, la Danimarca, la Finlandia e la Nuova Zelanda si distinguono con punteggi rispettivamente di 90, 87 e 85. Questi paesi sono esempi di eccellenza in termini di trasparenza e integrità pubblica. Al contrario, l'Italia, sebbene non sia tra i paesi più corrotti, mostra una necessità evidente di miglioramento. Il confronto con i paesi nordici, tradizionalmente considerati modelli di buona governance, sottolinea la distanza che l'Italia deve affrontare per migliorare la propria posizione.
In Europa, la situazione è varia. Se l'Europa occidentale mantiene in media un punteggio elevato, con 65 punti, ci sono differenze notevoli tra i paesi. L'Italia, pur avendo un punteggio superiore a quello di nazioni come Ungheria, Romania e Bulgaria, rimane sotto la media europea. Alcuni paesi hanno mostrato miglioramenti significativi, come l'Estonia e l'Irlanda, mentre altri, come Svezia e Regno Unito, hanno registrato i loro punteggi più bassi da quando l'indice è stato pubblicato.
Inoltre, il report evidenzia, ad esempio, la difficoltà di perseguire le aziende coinvolte in atti di corruzione all'estero. I casi dei Paesi Bassi, Danimarca, Germania e Svezia, nonostante i loro alti punteggi, mostrano che anche le nazioni con una reputazione di trasparenza possono avere aree di vulnerabilità, in particolare nella vigilanza delle attività bancarie e nella regolamentazione dell'accesso ai registri della proprietà.
A livello globale, la classifica dei paesi più corrotti nel 2023 è guidata da Somalia, Venezuela, Siria, tra gli altri. Secondo il report di Transparency International del 2023, la Somalia, con un punteggio di soli 11 punti, insieme a Venezuela, Siria, Sud Sudan e Yemen, si posiziona ai gradini più bassi dell'Indice di Percezione della Corruzione (CPI). Questi punteggi riflettono una realtà in cui la corruzione è profondamente radicata nelle strutture di governo e nella società. Questi paesi, oltre a lottare con problemi interni significativi, risentono delle conseguenze della corruzione sul declino democratico e sull'aggravarsi delle crisi, come quella climatica.
Nonostante alcuni progressi in 28 Paesi, la tendenza globale non mostra un miglioramento significativo, con oltre due terzi dei Paesi che registrano un punteggio inferiore a 50.
In Europa, l'Italia occupa il 17° posto su 27 membri dell'Unione Europea secondo il CPI del 2023, con un punteggio di 56. Questa posizione riflette sia le sfide che il Paese affronta nella lotta alla corruzione sia gli sforzi compiuti in termini di trasparenza e normative, come quelle relative al whistleblowing e agli appalti pubblici. L'impegno dell'Italia in questo ambito si conferma, nonostante il contesto internazionale complicato caratterizzato da conflitti e crisi economiche.
Nonostante i progressi, tuttavia, è chiaro che l'Italia deve ancora affrontare criticità significative nella prevenzione della corruzione nel settore pubblico. La mancanza di una regolamentazione efficace sul conflitto di interessi e l'assenza di una normativa chiara in materia di lobbying sono questioni che incidono negativamente sulla capacità del sistema italiano di combattere la corruzione. La recente sospensione temporanea del registro dei titolari effettivi (fino al 27 marzo 2024, almeno per il momento), importante strumento di contrasto all'antiriciclaggio, contribuisce a sollevare ulteriori preoccupazioni.
Infatti, un aspetto cruciale nella lotta alla corruzione è l'accesso alle informazioni sui proprietari effettivi delle società. Transparency International sottolinea che in tutta l'UE questo accesso è limitato, ostacolando così la capacità della società civile e dei giornalisti di svolgere un ruolo attivo nel controllo e nella denuncia della corruzione. La situazione in Irlanda e in Francia, dove l'accesso ai registri della proprietà è particolarmente complesso, esemplifica questa problematica.