Riforma del Premierato, la maggioranza trova l'accordo sulla norma anti-ribaltone, in caso di sfiducia del premier si torna al voto. L' opposizione presenta 2000 emendamenti.
Pioggia di emendamenti alla Riforma del Premierato, mille solo a firma di Alleanza Verdi e Sinistra, 800 dal Partito Democratico. Come previsto, e come ampiamente annunciato dalle opposizioni, la strada della madre di tutte le riforme continua ad essere in salita. L'opposizione ha mantenuto la promessa di contrastare in ogni modo la riforma che vuole introdurre l'elezione diretta del Presidente del Consiglio nella Costituzione.
Dopo una lunga e travagliata gestazione e un lungo week end di lavoro, la Commissione Affari Costituzionali del Senato è riuscita a trovare la quadra sulla questione più controversa, ovvero, quella relativa all'eventualità della sfiducia o delle dimissioni del Presidente del Consiglio. La cosiddetta norma anti-ribaltone, su cui maggioranza si è a lungo divisa, alla fine è stata così riformulata:
"In caso di revoca della fiducia al presidente del Consiglio eletto, mediante mozione motivata, il Presidente della Repubblica scioglie le Camere. In caso di dimissioni volontarie del Presidente del Consiglio eletto, previa informativa parlamentare, questi può proporre, entro sette giorni, lo scioglimento delle Camere al Presidente della Repubblica, che lo dispone. Qualora non eserciti tale facoltà e nei casi di morte, impedimento permanente, decadenza, il Presidente della Repubblica può conferire, per una sola volta nel corso della legislatura, l’incarico di formare il Governo al Presidente del Consiglio dimissionario o a un altro parlamentare eletto in collegamento con il Presidente del Consiglio".
In caso di sfiducia del premier, quindi si torna al voto. Il secondo premier è previsto solo in caso di malattia, morte o decadenza. Il potere resta comunque in mano al Presidente votato dai cittadini. Al premier poi viene attribuito il potere di proporre la revoca dei ministri e nel testo restano le modifiche sul semestre bianco salta il premio di maggioranza previsto al 55%.
Dal Giappone, è la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni a dare l'imprimatur alla norma anti ribaltone:
Le opposizioni, intanto, come dicevamo si preparano alla battaglia a suon di emendamenti, circa duemila: 1000 da Avs, circa 800 dal Pd, 12 da M5s, 16 da Iv che vuole sminare anche il diritto di fronda del 'premier in seconda', otto da Azione. Quanto ai tempi d'esame, una volta 'fascicolati' i testi, spetterà al presidente della Prima Commissione di Palazzo Madama, Alberto Balboni, avanzare una proposta.