13 Feb, 2024 - 09:23

Strage di Palermo, chi sono i complici di Giovanni Barreca: Sabrina Fina e Massimo Carandente

Strage di Palermo, chi sono i complici di Giovanni Barreca: Sabrina Fina e Massimo Carandente

Sono accusati di aver istigato il 54enne Giovanni Barreca ad uccidere i figli di 5 e 16 anni e la moglie e a sopprimerne i cadaveri nella loro abitazione di Altavilla Milicia, nel Palermitano, con la scusa che in questo modo avrebbe liberato la loro famiglia e la loro casa da presunte presenze demoniache: ecco chi sono Sabrina Fina e Massimo Carandente, i "fratelli di Dio" arrestati per la strage.

Chi sono i complici di Giovanni Barreca: Sabrina Fina e Massimo Carandente

Hanno rispettivamente 42 e 50 anni: Sabrina Fina, palermitana, lavora come venditrice online di integratori, tisane e prodotti per il corpo naturali; Massimo Carandente, campano, è un muratore. Chi li conosce li definisce dei "fanatici religiosi".

"Satana sta usando i pastori corrotti", "Quando il popolo di dio prega, il diavolo trema", recitano alcuni dei tanti post pubblicati sui social dai due, che avevano conosciuto Giovanni Barreca a uno degli incontri di preghiera della chiesa evangelica di cui tutti facevano parte e da cui, con il tempo, si erano allontanati.

Sempre più spesso, infatti, si riunivano privatamente per pregare o leggere le Scritture. Parlavano di Dio e del diavolo, forse insieme ad altre persone ancora da identificare. Una setta. Che si era convinta che a casa del muratore 54enne ci fossero dei demoni da eliminare, da uccidere.

Demoni che, secondo i "fratelli di Dio" - come pare si facessero chiamare Sabrina e Massimo - si erano impossessati dei corpi della moglie e di due dei tre figli di Barreca: Antonella Salamone, di 41, Kevin ed Emanuel, di 16 e 5 anni, trovati morti nella villetta di Altavilla Milicia, nel Palermitano, dopo l'allarme lanciato dallo stesso Barreca, che chiamando gli inquirenti aveva detto loro di averli uccisi.

La confessione, l'arresto, i ritrovamenti shock

Gli omicidi risalivano a qualche giorno prima. L'unica sopravvisuta a quella che i giornali hanno rinominato la "strage di Palermo" è la figlia 17enne del muratore, pare la sua prediletta. Quando i militari dell'Arma avevano raggiunto l'abitazione, traendo in manette il 54enne, lei sedeva ancora sotto shock nella sua camera da letto.

L'ipotesi è che sia stata drogata e costretta ad assistere ai delitti: l'omicidio della madre, data alle fiamme e poi seppellita in un terreno antistante alla villetta di famiglia, e quello dei due fratelli minori, strangolati con delle catene di ferro e lasciati inermi sul pavimento dell'abitazione. "Hanno fatto un esorcismo", ha raccontato a coloro che l'hanno interrogata, spiegando per filo e per segno il rituale di inaudita violenza che si è consumato davanti ai suoi occhi.

Sembra che, insieme alla madre e ai fratelli, fosse totalmente assoggettata al padre e che ne avesse paura. Intercettato dai microfoni di Pomeriggio Cinque, lo zio ha raccontato che la sorella, Antonella, si sentiva controllata al punto di interrompere le conversazioni telefoniche che intercorrevano tra loro quando sapeva che il marito era rientrato. E sembra che avesse anche provato ad allontanare la coppia di fanatici da casa sua, incontrando però l'opposizione di Barreca, che credeva ciecamente a ciò che gli dicevano.

virgolette
Era un uomo che non riusciva mai a realizzarsi in quello che faceva. A mia sorella ho sempre chiesto perché non lo lasciasse,

ha spiegato, ancora, il fratello della donna, che insieme al marito era tornata a stare a Palermo dopo aver vissuto diversi anni a Novara. Lui aveva trovato impiego come muratore, occupandosi di piccoli lavoretti qua e là. Non abbastanza per il sostentamento della famiglia. Avevano problemi economici. Difficoltà che potrebbero aver favorito l'accesso al gruppo dei fanatici.

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Sara D'Aversa
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