In una conferenza stampa convocata stamattina, la sindaca di Monfalcone Anna Maria Cisint ha denunciato di aver ricevuto "gravi e credibili" minacce di morte sui suoi profili social.
Cisint è finita nel mirino di persone che criticano da tempo la sua decisione di far chiudere due centri di preghiera a Monfalcone per irregolarità amministrative. La sindaca però non rinuncia alle sue battaglie politiche: "Abbiamo scoperchiato una pentola davvero grossa. Sappiano, però, tutti che nessuna minaccia potrà farci arretrare. Anche questa è una guerra".
Il nome di Anna Maria Cisint, sindaca di Monfalcone dal 2016 ed esponente della Lega, è tornato agli onori della cronaca lo scorso dicembre, quando aveva emanato un'ordinanza che portava alla chiusura di due centri di preghiera nella città in provincia di Gorizia.
Venivano contestate irregolarità amministrative, ma molti erano convinti all'epoca che Cisint avesse trovato un qualche cavillo per potare avanti le sue politiche considerate islamofobiche o contro la religione musulmana.
Oggi la sindaca ha reso noto in una conferenza stampa che il "frutto" della sua battaglia politica sono le minacce di morte ricevute tramite i suoi profili social ed un foglio con altre minacce (scritte in italiano), lasciato in un bagno di Fincantieri.
Al momento è stata rafforzata la sorveglianza da parte di alcune pattuglie delle Forze dell'Ordine intorno alla casa di Cisint, ma si sta ragionando in queste ore se assegnarle una scorta o meno. Durante la conferenza stampa la sindaca non ha voluto retrocedere dai suoi propositi o mostrarsi preoccupata dalle minacce:
La sindaca, parlando con il Questore ed il Prefetto di Gorizia, ritiene che le minacce provengano da ambienti ben precisi e che sono soprattutto credibili:
Cisint ritiene quindi che questa reazione sia il segno che le proprie decisioni serviranno a colpire quella frangia integralista dell'islam, che non desidera integrarsi in Italia.