Quali sono i Paesi che risultano i maggiori produttori di armi in Europa e nel mondo? Durante la recente sessione plenaria a Strasburgo, la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha sollevato una questione molto importante quanto delicata di fronte ai 27 Stati membri dell'Unione Europea. L'argomento principale riguardava la necessità imperativa di incrementare gli investimenti nel settore della difesa nei prossimi cinque anni. Von der Leyen ha enfatizzato l'importanza degli appalti congiunti, sottolineando come tale strategia abbia già dimostrato la sua efficacia in contesti critici come l'acquisto di vaccini durante la pandemia di Covid-19 e l'approvvigionamento di gas naturale. La sua dichiarazione mira a preparare l'Europa per affrontare potenziali conflitti, benché abbia chiarito che, al momento, una guerra nel cuore dell'Europa non sia né imminente né impossibile. Andiamo quindi a scoprire chi produce più armi in Europa e nel mondo.
L'invito a un maggiore investimento in armamenti da parte dei paesi dell'UE si inserisce in un contesto di crescenti tensioni geopolitiche, evidenziate in modo particolare dall'aggressione russa all'Ucraina. Questa situazione ha indotto l'Unione Europea a ripensare la propria strategia di difesa, con un focus specifico sull'acquisto di armi e munizioni prodotte all'interno del blocco europeo.
La necessità di una maggiore sovranità europea in materia di difesa è stata fortemente sottolineata da von der Leyen, che ha associato tale concetto alla capacità e alla volontà dell'Europa di proteggere i propri interessi e valori. In questo contesto, Francia e Germania hanno riconosciuto la necessità per l'UE di intensificare i propri sforzi per garantire una maggiore protezione.
La crisi scaturita dall'invasione russa dell'Ucraina avrebbe infatti messo in evidenza le lacune dell'Europa nella capacità di produzione di armamenti, soprattutto per quanto riguarda i proiettili di artiglieria. Questo ha portato a una riflessione critica sull'industria della difesa dell'UE, ritenuta fino ad ora carente in termini di investimenti in personale e attrezzature e lenta nell'incrementare la produzione di armamenti essenziali. La Germania ha risposto a questa esigenza con un piano di potenziamento delle proprie forze armate del valore di 100 miliardi di euro, comprendente l'acquisto di aerei da combattimento F-35 e di elicotteri da trasporto, evidenziando tuttavia che tali misure da sole non sono sufficienti secondo le direttive di Bruxelles.
La dinamica dei trasferimenti internazionali di armi ha visto un incremento significativo verso l'Europa, secondo il rapporto "Sipri Trends in international arms transfers 2022" dello Stockholm International Peace Research Institute. Questo aumento è attribuibile alle crescenti tensioni tra la Russia e la maggior parte degli stati europei, in particolare dopo l'invasione dell'Ucraina. Mentre le importazioni di armi verso l'Asia orientale sono aumentate e quelle verso il Medio Oriente sono rimaste stabili, l'Europa si mostra determinata ad accelerare l'importazione di armamenti per rafforzare la propria sicurezza.
Nel contesto attuale, il mercato globale delle armi sta registrando una crescita continua, evidenziando per il nono anno consecutivo un aumento della spesa militare. Nel 2023, le stime indicano che tale spesa ha quasi raggiunto i 2.500 miliardi di dollari, segnalando non solo una tendenza alla crescita per gli anni a venire ma anche una possibile stabilizzazione futura.
Questo scenario mette in luce la predominanza di alcuni attori chiave nel settore delle esportazioni di armi, con gli Stati Uniti e la Russia che si posizionano come i maggiori esportatori da oltre tre decenni. Tuttavia, l'analisi del periodo 2018-2022 rivela un'espansione significativa del divario tra questi due paesi, con un aumento delle esportazioni statunitensi e una contemporanea diminuzione di quelle russe.
Entrando più nel dettaglio, gli Stati Uniti hanno visto un incremento del 14% nelle loro esportazioni di armi nel quinquennio 2018-2022, detenendo il 40% del mercato globale. Al contrario, la Russia ha assistito a un calo del 31% nello stesso periodo, riducendo la sua quota di mercato dal 22% al 16%. Questo cambiamento ha avuto un impatto diretto sui principali destinatari delle esportazioni russe, con una diminuzione significativa verso l'India, il maggior acquirente, e una media del 59% di calo verso altri sette paesi. Nonostante ciò, la Russia ha registrato aumenti nelle esportazioni verso la Cina e l'Egitto, sottolineando un riposizionamento delle sue relazioni commerciali armate.
L'Italia e la Corea del Sud hanno registrato aumenti significativi, rispettivamente del 45% e del 74%, dimostrando un dinamismo notevole nel settore.
In questo scenario di cambiamenti significativi, la Francia emerge come un attore in ascesa, incrementando la sua quota di mercato globale delle armi dal 7,1% all'11%. Questa tendenza è stata particolarmente evidente in nazioni come l'India, dove la diminuzione delle esportazioni russe ha creato nuove opportunità per i fornitori francesi. Al termine del 2022, la Francia vantava un numero considerevole di ordini in sospeso, superando la Russia e segnalando una potenziale continuazione di questa tendenza di crescita.
Concentrandosi sull'Europa, la produzione di proiettili di artiglieria non sta ancora raggiungendo gli obiettivi prefissati, con solo metà del milione promesso prodotto annualmente. Tuttavia, esiste un piano per accelerare la produzione, puntando a 1,4 milioni di unità entro la fine del 2024. In questo contesto, la Commissione Europea sta sviluppando nuove strategie per stimolare l'industria della difesa, proponendo garanzie per gli ordini anticipati di armi e suggerendo l'uso dei profitti inattesi dai beni russi congelati per supportare l'Ucraina.
L'Italia si distingue come il principale produttore di armi in Europa, con aziende come Leonardo e Fincantieri che occupano posizioni di rilievo nella classifica globale. Questo pone l'Italia in una posizione unica nel panorama europeo della produzione di armamenti, con un'enfasi particolare su elicotteri, bombe, siluri, razzi e missili.
Nel 2022, l'industria globale delle armi ha mostrato una dinamica interessante: nonostante un lieve calo del 3,5% nei ricavi, attestandosi a 597 miliardi di dollari, la domanda di armamenti e servizi militari ha visto un incremento significativo. Questo fenomeno sottolinea un cambiamento nel panorama delle esportazioni globali di armi, con alcune nazioni che mostrano una crescita robusta mentre altre registrano un calo.
La spesa militare globale nel 2022 ha raggiunto livelli record, sollevando preoccupazioni sulle priorità di spesa internazionali. Organizzazioni come OXFAM hanno evidenziato il contrasto tra gli investimenti in armamenti e le necessità umanitarie, sottolineando l'urgente bisogno di politiche volte a salvaguardare le vite nei contesti di conflitto. Inoltre, la predominanza dei principali esportatori di armi nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite solleva questioni riguardanti il conflitto di interessi e l'impatto sulle popolazioni civili.
Le aziende statunitensi dominano la classifica delle società che hanno generato i maggiori ricavi dalla vendita di armi nel 2022, con Lockheed Martin, Raytheon Technologies, Northrop Grumman e Boeing ai primi posti. Anche le aziende cinesi e la russa Rostec figurano tra le prime dieci società con i maggiori ricavi per la vendita delle armi, evidenziando la presenza di un oligopolio nel mercato delle armi a livello mondiale.