«Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri», lo diceva già nel XVIII secolo Voltaire, ma il nostro Paese, secoli dopo non si mostra all'altezza di un minimo di civiltà.
Totalmente indicibile il sovraffollamento delle carceri italiane (oltre 60.000 presenze su una capienza massima di 50.000 posti), senza calcolare il drammatico fenomeno dei suicidi in carcere.
Ancora una volta dove non tacciono i partiti arriva il Capo dello Stato Sergio Mattarella, che nel corso del saluto al Quirinale alla polizia penitenziaria, porta all'attenzione un problema completamente trascurato.
Nell'incontrare i rappresentanti della polizia penitenziaria, al Quirinale, il capo dello Stato rinnova il suo allarme e la richiesta di agire al più presto, un impegno che riguarda la dignità dei detenuti prima di tutto.
La polizia penitenziaria di recente ha festeggiato il suo anniversario alla presenza del Guardasigilli, Carlo Nordio che ha rinnovato l'impegno per evitare il sovraffollamento.
Il capo dello Stato ha ringraziato gli agenti:
Il vostro impegno è in questo ambito, tra sicurezza ed educazione, lo svolgete con dedizione con grandi sacrifici e professionalità. La professionalità è un elemento fondamentale che comporta un'esigenza di controllo di tutto, anche di se stessi naturalmente, e richiede un rispetto dei confini della professionalità, del comportamento professionale.
Mattarella non dimentica di sottolineare:
"Per questo è indispensabile che si affronti sollecitamente quest'aspetto di un'efficace assistenza sanitaria dentro gli istituti penitenziari. Questi aspetti richiedono interventi urgenti: il completamento di organici, il sovraffollamento e sopra ogni cosa l'assistenza sanitaria. Il numero dei suicidi nelle carceri dimostra come sia importante e indispensabile affrontarlo immediatamente con urgenza".
L’associazione che raccoglie gli avvocati penalisti, ha organizzato per il giorno 20 marzo uno sciopero dei penalisti indetto dall’Unione delle Camere Penali Italiane, proprio per denunciare la grave situazione delle carceri e dei suicidi negli istituti penitenziari.