Può capitare che all'interno delle buste paga, accumulate durante gli anni di lavoro dipendente, possano verificarsi degli errori di computo o, in situazioni più gravi, il datore di lavoro potrebbe deliberatamente omettere di versare quanto dovuto al lavoratore.
Qualora il datore di lavoro commetta degli errori, anche se in buona fede, il lavoratore ha sempre il diritto di richiedere il pagamento delle somme dovute per il lavoro svolto. Ciò che non tutti i dipendenti sono consapevoli, però, è che questo diritto non si limita esclusivamente ai casi di errori di calcolo nelle buste paga, ma si estende anche alle situazioni in cui le somme indicate nel cedolino del lavoratore rimangano costanti nel corso degli anni.
Il datore di lavoro è tenuto per legge ad erogare periodicamente aumenti di stipendio ai propri dipendenti, basati sulla loro mansione e ruolo all'interno dell'azienda. Esaminiamo più approfonditamente i casi in cui il lavoratore dipendente ha diritto a un incremento nella busta paga:
Inoltre, si configurano come abusi sui diritti dei lavoratori situazioni in cui non vengono riconosciute loro indennità come la tredicesima, la quattordicesima, o altre prestazioni previste dai contratti collettivi.
Se un lavoratore sospetta delle irregolarità nella propria busta paga, può consultare il sindacato del settore o un consulente del lavoro per una verifica. In caso di irregolarità contributive, è consigliabile rivolgersi a un avvocato specializzato per tutelare i propri diritti.