Sharenting, una proposta di legge per tutelare i minori sui social
Doveva essere un modo tenero con cui genitori e parenti immortalavano i ricordi dei propri figli, è diventato un neologismo americano che mette a repentaglio la privacy e la sicurezza dei minori, si tratta dello sharenting.
Con questo termine si intende il fenomeno della condivisione online costante da parte dei genitori di contenuti che riguardano i propri figli/e (foto, video, ecografie). Tendenza che è arrivata al punto da chiedere degli argini per tutelare i figli dai genitori, che a volte ignari, a volte consapevolmente mettono a rischio l'incolumità dei figli, oltre che alla privacy.
Una proposta di Legge per tutelare i minori anche in Italia
Oggi alla sala Matteotti della Camera dei deputati, è stata presentata una proposta di legge dai deputati Bonelli, Zanella Piccolotti e Fratoianni.
Lo scopo, come si legge nella Pdl, è quello "di considerare il benessere psicologico dei bambini: i social sono il regno dell’automediazione, siamo noi a scegliere cosa condividere di noi, come autorappresentarci. Ai minorenni questa scelta viene negata, la generazione alpha, cioè quella dei bambini nati dopo il 2012, è la prima che si ritroverà a doversi confrontare una volta cresciuta con un archivio digitale della propria vita costruito su centinaia di contenuti che non ha scelto di condividere e commenti da parte di sconosciuti che dovrà razionalizzare".
Piccolotti: "Vogliamo evitare che vengano sfruttati i minori"
Al termine della presentazione che ha preso il nome "La Primavera dei Social", il giornalista di Tag24, Michele Lilla, ha intervistato la deputata di Sinistra Italiana, Elisabetta Piccolotti.
"Ci interessa tutelare i minori, i bambini che magari sono sfruttati da qualcun altro, a volte proprio dei genitori, e ci interessa perché sappiamo che c'è un giro di denaro fatto su di loro".
La deputata che fa parte della Commissione Antimafia ricorda anche:
"La nostra proposta agisce su tre fronti, da un lato pone dei limiti allo sfruttamento, regole che esistono già nel giornalismo e adesso devono essere applicate anche ai content creator, poi stabiliscono che il denaro derivante dallo sfruttamento debba andare al minore con un conto vincolato e infine il diritto all'oblio per il ragazzo quando cresce".
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