L'apertura di una partita IVA è un processo che può essere completato con facilità e rapidità, anche online e senza l'assistenza diretta di un commercialista. Tuttavia, mantenere una partita IVA attiva comporta specifici obblighi fiscali. Tra le possibili complicazioni, figura anche la possibilità di una chiusura d'ufficio da parte dell'Agenzia delle Entrate. Andiamo a vedere quali sono le circostanze in cui una partita IVA può essere chiusa d'ufficio e i passaggi per gestire correttamente questa situazione.
L'Agenzia delle Entrate può procedere con la chiusura d'ufficio delle partite IVA che risultano inattive per almeno tre anni consecutivi. Questo provvedimento è regolato dall'articolo 35, comma 15bis, del D.P.R. n. 633/1972. La chiusura d'ufficio è un processo automatico che mira a semplificare l'amministrazione delle partite IVA inutilizzate, evitando il protrarsi di obblighi fiscali senza una reale attività economica.
Il processo inizia con l'identificazione delle Partite IVA inattive tramite l'analisi delle dichiarazioni mancanti. Una volta identificati, i titolari delle Partite IVA in questione ricevono una comunicazione preventiva di chiusura. Questo permette al contribuente di presentare eventuali chiarimenti o documentazioni che attestino un'attività non evidenziata nei dati dell'Anagrafe. La notifica viene inviata tramite raccomandata A/R, dando al destinatario 60 giorni di tempo per rispondere.
Pertanto, prima di procedere con la chiusura, l'Agenzia delle Entrate invia una comunicazione al titolare della partita IVA, informandolo della situazione e dei passaggi successivi. Se il titolare ritiene che la sua partita IVA debba rimanere attiva perché ancora operativa, ha la possibilità di contestare la decisione. Può farlo inviando una documentazione che attesti l'attività economica attraverso diversi canali:
Se dopo la valutazione delle prove fornite, l'Agenzia delle Entrate giudica che non ci siano sufficienti motivi per mantenere attiva la Partita IVA, procederà con la chiusura. Nel caso di decisione negativa, il contribuente ha la possibilità di fare ulteriori appelli o, se necessario, di riaprire una nuova Partita IVA in futuro se decide di riprendere l'attività.
Chi decide di chiudere volontariamente la propria partita IVA deve seguire una procedura specifica per assicurarsi che tutto venga completato correttamente secondo le normative vigenti. Ecco i passaggi essenziali:
Il modulo AA9/12 è destinato alle persone fisiche (imprenditori individuali, artisti, liberi professionisti), mentre il modulo AA7/10 è riservato a soggetti giuridici come società e associazioni. Questi moduli devono essere compilati accuratamente, seguendo le istruzioni fornite.
Il modulo deve essere inviato entro 30 giorni dalla data di cessazione dell'attività. Esistono diverse modalità per l'invio:
Prima delle modifiche legislative introdotte dal decreto legge 193/2016, i titolari di Partita IVA inattiva che non comunicavano la cessazione dell'attività erano soggetti a sanzioni significative. Con l'abolizione del codice tributo 8120, queste sanzioni sono state eliminate, riducendo il carico amministrativo per i contribuenti.
I titolari di Partita IVA possono verificare lo stato della loro Partita IVA in qualsiasi momento attraverso il portale dell'Agenzia delle Entrate. Questo servizio online fornisce informazioni dettagliate sull'attività registrata, inclusa la data di inizio e, se applicabile, la data di cessazione.