Uno dei fronti caldi della maggioranza di governo è quello inerente il Superbonus edilizio, il provvedimento che stabiliva (in prima battuta) il 110% di rimborso per i lavori agli immobili voluto nel 2020 dal governo giallorosso di Giuseppe Conte. Se da un lato ha aperto una voragine nei conti pubblici dello Stato, tanto che per qualcuno è già costato più delle baby pensioni, dall'altro, nel biennio 2022-2023 - come certificato dal Rapporto annuale Istat presentato ieri - ha trainato l'occupazione italiana facendo segnare per il settore edilizio un +16,2% di posti di lavoro, una percentuale che ha contribuito per un punto al +1,8% complessivo della crescita generale dell'occupazione registrata sia nel 2022 che nel 2023. Ma perché, quattro anni dopo la sua adozione, il Superbonus è al centro di un braccio di ferro nella maggioranza che sostiene l'attuale Governo Meloni? Presto detto: perché la Lega, con il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, vuole chiudere immediatamente i rubinetti del suo finanziamento. Forza Italia, invece, vorrebbe tutelare quelle imprese e quei cittadini che hanno avviato o programmato lavori stando alle regole finora date. Ma tant'è: stamattina, al Senato, il primo round, complice la scelta da parte del governo di mettere la fiducia, è andato alla Lega. Ma, come confida la deputata di Forza Italia Erica Mazzetti a Tag24, il problema è lungi dall'essere risolto.
Erica Mazzetti, deputata di Forza Italia, in prima linea nella battaglia del Superbonus.
"Non certo da oggi, come insinua il capogruppo al Senato della Lega Massimiliano Romeo. Noi di Forza Italia non stiamo portando avanti una battaglia elettorale. Io la faccio fin dai tempi del Governo Draghi che denunciò come fosse stato, quello del Superbonus edilizio, un provvedimento quantomeno scritto male".
Qual è il suo peccato originale?
"Il provvedimento poteva andare bene in piena pandemia e dopo un decennio di crisi nera del settore edilizio. Era giusto, nel 2020, dare un'accelerata al sistema economico intervenendo sulla leva dell'edilizia, essendo quella che si porta dietro tutti gli altri settori. Ma il modo in cui si è intervenuto, compresa la scelta di spalmarlo in soli due anni, è stato sbagliato. Il fatto è che anche ora, per correggere gli errori del passato, bisognava agire diversamente".
Cosa imputate ai vostri alleati di Governo?
"Il poco confronto, anche con le parti sociali in causa. Questo, nonostante il fatto che, pur essendo nato tre giorni prima di Pasqua in Consiglio dei Ministri, il provvedimento subito abbia destato allarme da parte di imprese e famiglie".
Voi di Forza Italia avete fatto presente che il dl del ministro Giorgetti, per chiudere al più presto i rubinetti della spesa, rischia di incorrere anche nell'incostituzionalità perché interviene retroattivamente. Oggi è passato in Senato, ma è stato risolto questo problema?
"L'abbiamo evidenziato e cercato di risolvere in un confronto che abbiamo avuto prima che il provvedimento fosse esaminato a Palazzo Madama. Ma non so se i margini di incostituzionalità sono stati del tutto eliminati".
C'è il rischio ricorsi?
"C'è il rischio che imprese e famiglie, quelle che agiscono in buona fede, vengano penalizzate ingiustamente. Per di più, le banche hanno già stoppato l'acquisto dei crediti. Molte aziende sono già in difficoltà. Tantissime mi hanno già chiamato".
Ora il provvedimento passa all'esame della Camera. Sarà possibile migliorarlo a Montecitorio?
"Lunedì, come Forza Italia, ci riuniremo per valutare la possibilità di presentare emendamenti. Ma l'intenzione del Governo è quella di mettere la fiducia anche alla Camera al momento del voto definitivo, in calendario mercoledì prossimo. Se sarà blindato, ci sarà poco da fare".
Intanto, anche Maurizio Landini ha evidenziato un vulnus importante sulla retroattività del dl Giorgetti. Forza Italia e la Cgil che la pensano allo stesso modo: che effetto le fa?
"Quello di trovarsi davanti a una cosa così lampante che anche Landini l'ha capita".