Addio alla pensione a 62 anni con Quota 103: la misura scade il 31 dicembre 2024. Cosa succederà dopo? Il governo italiano sarà in grado di riformare il sistema pensionistico, mandando in pensione i lavoratori e favorendo l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro? Sarà in grado di creare nuove opportunità di lavoro e di sostenere il pagamento delle pensioni, dando vita a un nuovo sistema previdenziale? Oppure, per tutti, ci saranno solo le regole della legge Fornero?
Si tornerà alla pensione anticipata ordinaria con 41 o 42 anni e 10 mesi (rispettivamente per donne e uomini)? Questa ipotesi è poco plausibile. Oppure, ci sarà la "Quota 104", con penalizzazioni per chi matura i requisiti nel 2025? Vediamo chi rischia di non poter andare in pensione a 62 anni.
Si parla spesso della Quota 41 per tutti, una misura che la Lega non è ancora riuscita ad attuare e che rappresenta un ostacolo per il partito. Se poi si ipotizza il ritorno alle regole della legge Fornero per tutti, il discorso previdenziale si conclude con una sola parola: età pensionabile a 67 anni.
Dal momento che la maggior parte delle misure previdenziali scade il 31 dicembre 2024, il governo dovrà impegnarsi a confermarle o a impostare un'unica via d'uscita verso la legge Fornero per tutti, lasciando poche alternative ai lavoratori fragili o appartenenti a specifiche categorie professionali.
In realtà, il problema delle pensioni degli italiani non è solo la mancanza di risorse, ma anche un piano lento e programmatico per ridurre il divario tra l'età pensionabile e l'uscita anticipata flessibile. In questo contesto, sebbene ad alcuni lavoratori sia permesso di uscire dal lavoro a 62 anni, è comunque richiesto un montante contributivo di almeno 41 anni di versamenti. E, come ciliegina sulla torta, la pensione viene liquidata integralmente con il sistema contributivo.
Si avvicina il ritorno delle norme Fornero, che permettono la pensione anticipata ordinaria a 41 o 42 anni con 10 anni di contributi. Oppure la pensione di vecchiaia a 67 anni con 20 anni di contributi.
Eloquente, la difficoltà del ritorno della pensione anticipata ordinaria a 41 o 42 anni di 10 mesi, mentre proprio per evitare quest'uscita è stato inserito il requisito anagrafico. Pertanto, è stata creata Quota 103, uscita flessibile a 62 anni con 41 anni di contributi versati e altre condizioni.
È possibile che il governo metta mano alla proroga della pensione anticipata flessibile Quota 103, ma con l'aggiunta di altre penalizzazioni, in aggiunta a quelle attuali, per chi soddisfa i requisiti nel 2025.
Attualmente, non esiste un disegno di legge sulla pensione anticipata a 62 anni, ma sono diverse le indiscrezioni, visto le ultime modifiche apportate alla misura.
Infatti, nella legge di Bilancio 2024 per l'uscita a 62 anni è stato introdotto il ricalcolo contributivo. Non solo, l'uscita anticipata flessibile è stata agganciata a un assegno, il cui importo massimo è di 4 volte l'assegno sociale.
In sostanza, oltre al requisito di 41 anni di versamenti, di cui almeno 35 anni effettivi, è indispensabile che l'assegno non superi l'importo massimo di 4 volte il trattamento minimo. In tutto questo, per il 2024 è stata prevista una finestra mobile di 7 e 9 mesi (per il settore privato e pubblico).
Dopo una breve, ma significativa, parentesi della pensione a 62 anni, si ipotizza sì il ritorno a Quota 103 per il 2025, ma con penalizzazioni significative rispetto al 2024.
Un'idea, sostenuta dai migliori esperti previdenziali, propone l'introduzione di Quota 104 (63 anni e 41 anni di contributi) con i medesimi criteri di Quota 103.
Un ripiego per far fronte all'innalzamento dell'età pensionabile a 67 anni. Tuttavia, anche questa ipotesi è priva di conferme, trattandosi pur sempre di una previsione futura in materia previdenziale.
Ci si augura che entro pochi mesi arrivino nuove proposte in materia pensionistica, magari un'inversione di tendenza con l'introduzione di condizioni flessibili per l'accesso anticipato alla pensione, in linea con le esigenze dei lavoratori.
Capovolgere il sistema permettendo di andare in pensione anticipatamente favorirebbe l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Si creerebbe nuova occupazione e si erogherebbero le pensioni, con un conseguente aumento dei servizi per chi si impegna e per la crescita dell'economia nazionale.