La notte di Capodanno del 2014 ha visto un inaspettato e massiccio aumento delle assenze tra i lavoratori della Polizia Locale di Roma. Questo evento, apparentemente motivato da cause legittime, è stato successivamente interpretato come un caso di "sciopero occulto". Il caso è stato oggetto di una recente sentenza della Corte di Cassazione, che ha confermato la decisione della Corte d’Appello, dando quindi nuovo rilievo ai casi di sciopero occulto, alla sua definizione e al suo riconoscimento e, ovviamente, anche alle sanzioni a esso relative. Di seguito, andremo ad analizzare brevemente i dettagli del caso, le caratteristiche di questo tipo di sciopero, e le conseguenze legali derivanti dalla sua attuazione.
Uno sciopero occulto è una forma di astensione dal lavoro non dichiarata formalmente come sciopero, ma realizzata attraverso metodi che mascherano l'assenza come legittima. Questo tipo di sciopero sfugge alle regolamentazioni imposte dalle leggi sugli scioperi, specialmente nei servizi pubblici essenziali, e si caratterizza per le seguenti caratteristiche:
I lavoratori giustificano la propria assenza attraverso certificati medici, oppure tramite permessi. Queste cause che giustificano l’assenza, però, non si basano su reali condizioni di salute, ma nascondono altre motivazioni, che possono essere di protesta o di altra natura.
Dietro lo sciopero occulto può nascondersi una sorta di organizzazione sindacale. L’aspetto chiave è che lo sciopero non è comunicato ufficialmente, ma l’azione del lavoratore è comunque quella di astenersi dal lavoro. Vengono quindi utilizzati metodi indiretti per invitare all’astensione dal lavoro. A tal proposito, non viene comunicata una dichiarazione ufficiale di sciopero in modo formale e ciò non rende l’assenza del lavoratore soggetta all’iter che riguarderebbe la manifestazione di uno sciopero.
Qual è lo scopo principale di uno sciopero occulto? Fare pressione sull’amministrazione o comunque sul datore di lavoro allo scopo di rivendicare diritti o ottenere vantaggi specifici.
Il caso preso in esame di recente dalla Corte di Cassazione è stato quello celebre della notte di Capodanno del 2014, quando 767 lavoratori della Polizia Locale di Roma si assentarono dal lavoro: il numero delle assenze superava di gran lungo quello delle annate precedenti, il che portò a sospettare una sorta di assenza collettiva. La Corte d’Appello riscontrò in seguito come le assenze per malattia fossero quintuplicate rispetto agli anni precedenti. Anche i permessi avevano subito un raddoppiamento rispetto alle precedenti notti di Capodanno.
Le assenze dei lavoratori della Polizia Locale erano state giustificate con certificati medici e permessi, tuttavia qualcosa non quadrava: in particolare il confronto con le assenze di quell’anno e quelle degli anni precedenti, considerando anche che a ridosso della notte di Capodanno 2014 non fosse in atto un picco epidemico che potesse giustificare un numero così elevato di assenze per malattia. Fu così che i giudici ritennero che le assenze dei lavoratori fossero frutto di un’organizzazione sindacale ai fini di protesta: quello che può essere definito a tutti gli effetti uno sciopero occulto.
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d'Appello, decretando che nei servizi pubblici essenziali l'astensione collettiva effettuata presentando certificati medici fittizi assume la definizione di sciopero occulto.
Come abbiamo spiegato in un paragrafo precedente, i certificati medici avevano la sola finalità di giustificare in modo formale l’assenza dal posto di lavoro, ma avevano una natura fittizia, celando dietro un motivo patologico inesistente un reale stato di agitazione sindacale.
La Suprema Corte ha confermato le sanzioni imposte dalla Corte di Appello, che includevano il taglio dei contributi associativi alle OO.SS. promotrici, ritenute responsabili della preordinata e anomala astensione collettiva. Queste sanzioni sono previste dalla legge n. 146 del 1990, che disciplina gli scioperi nei servizi pubblici essenziali.
Le sanzioni erano giustificate dall'evidenza statistica dell'incremento delle assenze e dagli elementi indiziari che suggerivano una coordinazione sindacale per promuovere l'astensione dal lavoro. La Corte ha evidenziato che:
Questi elementi hanno portato i giudici a concludere sulla reale sussistenza di una precisa intenzione sindacale a invitare i lavoratori all’astensione collettiva.