Emergono nuovi dettagli sulle ultime ore di vita di Alex Marangon, il 25enne di Marcon scomparso nella notte tra sabato 29 e domenica 30 giugno e poi ritrovato morto nel fiume Piave: secondo Treviso Today, la festa alla quale avrebbe partecipato all'Abbazia Santa Bona di Vidor prima di allontanarsi e di far perdere le sue tracce avrebbe previsto, tra le altre cose, l'assunzione di allucinogeni che in Italia sono vietati.
La ricostruzione fornita dal quotidiano locale è la seguente: il giovane, accompagnato da un conoscente, avrebbe preso parte a un vero e proprio ritiro spirituale. I partecipanti, una ventina in tutto, avrebbero ascoltato musica, meditato, ma anche consumato una particolare sostanza allucinogena.
Si chiama "ayahuasca" e viene utilizzata, di solito, nei rituali sciamanici del Sud America. Il suo nome, tradotto, significa "liana dei morti": in chi la assume provoca delle reazioni mentali di tipo psichedelico. Alex potrebbe aver deciso di allontanarsi dall'abbazia dopo averne fatto uso: cosa gli sia successo dopo non si sa ancora.
Il suo corpo è stato trovato senza vita ieri, 2 luglio 2024, nel fiume Piave, dove i soccorritori lo stavano cercando da diversi giorni, ipotizzando che potesse essere caduto da una terrazza panoramica del luogo in cui si trovava, venendo trascinato via dalla corrente.
Presentava una tumefazione a livello cranico e alcune ferite sul torace, ma anche segni compatibili con un morso su uno dei due fianchi. L'ipotesi, al momento, è che sia stato un animale selvatico a farglielo.
Per fare luce sull'accaduto la Procura ha aperto un fascicolo d'inchiesta per morte come conseguenza di altro reato contro ignoti. Non è escluso, però, che nelle prossime ore possa iscrivere dei nomi nel registro degli indagati.
Bisognerà chiarire chi abbia partecipato alla festa, se ci fossero delle "guide" e come siano andate le cose prima dell'allontanamento del 25enne. Il suo telefono cellulare è stato trovato all'interno della stanza nella quale avrebbe dovuto trascorrere la notte.
Non c'era, invece, un diario che a quanto pare il ragazzo era solito portare con sé per annotare pensieri e sensazioni, un taccuino che un amico gli aveva regalato. In quelle pagine potrebbero nascondersi elementi utili a capire se Alex volesse far perdere le sue tracce un po' e poi qualcosa sia andato storto oppure se dietro la sua scomparsa si celi altro.
La sua auto, parcheggiata nei pressi del cortile dell'abbazia, era aperta, con le chiavi all'interno. Solo una delle tante stranezze di quella notte. "Spero solo che nessuno gli abbia fatto del male: se vedi una persona allontanarsi in mezzo ai boschi a quell'ora di notte come minimo gli vai dietro", ha detto un suo amico al Gazzettino Veneto.
Per i familiari, che il 30 giugno avrebbero dovuto incontrarlo per pranzo, c'è spazio solo per il dolore. Anche la sua comunità di residenza, Marcon, è sotto shock. Il sindaco Matteo Romanello ha fatto sapere che per il giorno dei funerali proclamerà il lutto cittadino.
"Alex Marangon era un giovane come tanti, il figlio di noi tutti", ha scritto sui social. E ha aggiunto: "È il tempo del silenzio e della ricerca delle risposte. È l'ora della verità, e chiunque sappia qualcosa di cosa sia successo quella sera, ha il dovere e l'obbligo morale di parlare".