07 Sep, 2024 - 14:45

Pensioni, tutte le ultime novità sulla riforma 2025: anticipata, quote e previdenza integrativa nel mirino

Pensioni, tutte le ultime novità sulla riforma 2025: anticipata, quote e previdenza integrativa nel mirino

A circa un mese e mezzo dal varo della Manovra 2025, sono tante le novità sul tavolo del governo circa la riforma delle pensioni. Qualche cambiamento potrebbe interessare i lavoratori prossimi all'uscita, ma anche le giovani generazioni. Si attende la conferma delle misure-ponte (quota 103, opzione donna e Ape sociale), mentre per la pensione anticipata dei lavoratori del sistema contributivo (post 31 dicembre 1995) i requisiti dovrebbero rimanere quelli (penalizzanti) decisi un anno fa.

Infine, qualche novità potrebbe interessare gli importi delle pensioni, con una nuova penalizzazione (o mancata rivalutazione) a carico degli importi più elevati.

Pensioni novità riforma: quota 103, Ape sociale e opzione donna ci saranno nel 2025?

Prende forma la riforma delle pensioni del 2025 con qualche novità che interesserà soprattutto i giovani e i contribuenti più distanti alla pensione e alcune conferme delle modifiche già effettuate un anno fa. A iniziare dai tre canali di pensione anticipata che vengono confermati annualmente e che, ad oggi, sono in bilico circa la loro conferma dal 1° gennaio 2025.

Quota 103 potrebbe rimanere come opzione in più dal momento che, il numero delle uscite del 2024 di gran lunga inferiore alle attese, ha consentito di realizzare dei risparmi nel bilancio dello Stato rispetto alle risorse stanziate.

Lo stesso discorso può farsi per opzione donna che, nel 2024, ha mandato in pensione pochissime migliaia di lavoratrici. Qualche dubbio in più potrebbe sorgere sull'Ape sociale. Tuttavia i tecnici del governo starebbero riflettendo molto sulla conferma di questa misura nata nel 2017 con l'obiettivo di sostenere le fasce di lavoratori con i maggiori disagi economici e sociali.

Pensioni quota 41, quali sono le ultime novità?

Tutta aperta è la questione della quota 41. Anche se dovesse essere introdotta, di certo non sarà la "quota 41 per tutti" richiesta dai contribuenti precoci con alle spalle quattro decenni di lavoro. Potrebbe trattarsi di una misura di pensione anticipata che continuerebbe a richiedere (come avviene per quella in vigore), l'anno di contributi versato entro i 18 anni di età e, soprattutto, il ricalcolo della pensione con il sistema contributivo puro.

Il requisito contributivo rappresenterebbe un paletto in più del quale i lavoratori dovrebbero darne conto, mentre il ricalcolo della pensione scoraggerebbe questa misura, facendo virare i lavoratori verso altre soluzioni e rinviare l'uscita ai prossimi anni.

Pensione anticipata, come si esce nel 2025 se il primo lavoro è dopo il 1995?

La pensione anticipata per i lavoratori del sistema contributivo puro (contribuenti dal 1° gennaio 1996 in poi) non dovrebbe subire variazioni rispetto ai requisiti già ritoccati un anno fa. Si potrà uscire a 64 anni di età unitamente a 20 anni di contributi solo se, quest'ultimo requisito, dovesse consentire di far maturare una pensione che sia almeno del triplo rispetto all'importo della pensione sociale. Due sconti rimarrebbero per le donne: la soglia scenderebbe a 2,8 volte la pensione sociale per lavoratrici con un figlio e a 2,6 volte per due figli.

Qualche taglio arriverà ancora sugli importi di pensione. Gli assegni fino a 4 volte il trattamento minimo continueranno a ottenere la rivalutazione dal 1° gennaio 2025 del 100% del tasso di inflazione; per le pensioni più alte, invece, la percentuale del 100% scenderà progressivamente, fino ad arrivare al 22% o meno come avvenuto un anno fa.

Pensioni, tra le novità della riforma 2025 anche la previdenza complementare

Infine, le giovani generazioni dovranno pensare fin dal loro primo impiego alle futura pensione. La proposta che si è fatta strada è quella di riservare una quota del Trattamento di fine rapporto (Tfr) alla previdenza complementare. Si discute su quale sarà l'entità di questa quota, ma quasi certamente tra il 20% e il 25%.

Per i lavoratori non più giovani, invece, scatterebbe una nuova fase del "silenzio-assenso", di sei mesi, per destinare volontariamente una parte del Tfr alle pensioni integrative.

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Carlo Iacubino
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