Famiglie, i genitori con i figli sono più pessimisti sul futuro. Secondo uno studio in un decennio la quota dei nuclei con figli piccoli calerà di undici percentuali a fronte di un incremento di coppie senza figli.
A pesare sul numero di nascite sono le proiezioni di una contrazione di reddito rispetto a chi non ha prole. Come rilevato dalla Cgia, il calo del numero di nascite e il progressivo invecchiamento della popolazione comporteranno la contrazione del numero di persone occupabili di età compresa tra i 15 ed i 64 anni. Entro i prossimi dieci anni le persone in età lavorativa saranno quasi 9 punti percentuali in meno con un impatto negativo sulla produttività.
In Italia si sta registrando un calo notevole del numero di famiglie con figli a carico: è quanto emerge dall’analisi condotta dal gruppo Nielsen (Niq), il quale individua tra le principali cause anche la sensazione negativa che i genitori nutrono sul futuro. Secondo lo studio presentato nel corso dell’evento Linkontro, entro il prossimo decennio le famiglie con i figli residenti in Italia subiranno un calo di 11 punti percentuali. Le previsioni parlano chiaro: non ci sarà alcun equilibrio tra coloro che decideranno di fare figli e coloro che decideranno di rimanere senza prole.
A pesare sulla decisione di non avere figli sono le preoccupazioni di natura economica: rispetto ai sei milioni di famiglie italiane con la prole, il 75 percento dispone di un reddito inferiore alla media italiana. In Italia la nascita di un figlio costringe spesso la mamma a ridurre il numero di ore lavorate. Una donna su 5 presenta le dimissioni in quanto non è più nelle condizioni di trovare una conciliazione tra impegno lavorativo e vita familiare. L’analisi rileva come la metà delle famiglie senza figli abbia un reddito superiore alla media italiana.
Sale a oltre 12 milioni il numero di coppie conviventi senza prole: queste sono destinate a crescere nei prossimi anni. Complice è il progressivo invecchiamento della popolazione e la contrazione della natalità. Per le medesime ragioni, nei prossimi dieci anni calerà la quota dei lavoratori: tre milioni di unità in meno. Il numero delle persone occupabili di età compresa tra i 15 ed i 64 anni calerà di circa 8 punti percentuali e ciò avrà un impatto negativo sulla produttività, come rivelato dall’Ufficio studi della Confederazione generale italiana dell’artigianato.
I giovani di oggi non saranno più in grado di bilanciare l’uscita dal mercato occupazionale dei baby boomers, ovvero di tutti coloro che sono nati tra la fine del Secondo Conflitto bellico e la metà degli anni ’60. Nei prossimi dieci anni la platea di baby boomers sarà destinata a calare da oltre 37 milioni a oltre 34 milioni. La conseguenza più immediata sarà il rischio di sfollamento di interi territori lontani dai centri urbani, in particolare nel Meridione italiano e nell’Italia Insulare.
Il gap sulla ricchezza tra le famiglie con e senza prole è destinato ad ampliarsi nel prossimo futuro. Il trend è già evidente nelle abitudini di consumo tra le famiglie del Nord e del Sud Italia. Le famiglie con figli a carico rinunciano all’acquisto di verdura e frutta in favore di un cibo meno salutare. Una famiglia su dieci non ha la disponibilità economica di consumare pasti a base di proteine. Molte famiglie mettono nel carrello della spesa cibo di scarsa qualità e mostrano una cattiva educazione alimentare.
Il gap nei consumi tra i nuclei familiari con e senza prole risulta piuttosto evidente tra le gondole dei supermercati. È incrementata la quota delle famiglie con i figli che preferiscono concludere gli acquisti nei discount per risparmiare. In crescita la quota delle famiglie senza prole che preferiscono acquistare prodotti di qualità fissando obiettivi di spesa maggiori. In calo le famiglie che preferiscono optare per l’acquisto di prodotti di fascia media (- otto punti percentuali).