Cinquantanove anni, presidente Pd della provincia di Salerno, nonché sindaco di Capaccio Paestum. Eccco chi è Franco Alfieri arrestato oggi, 3 ottobre 2024, nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Salerno: è accusato di corruzione e turbata libertà degli incanti.
Sei le persone indagate e finite in manette: la Guardia di Finanza ha anche proceduto al sequestro di oltre 543mila euro.
Avvocato, originario del Cilento, già primo cittadino di tre diversi comuni nel Salernitano- ora di Capaccio Paestum, rieletto- Alfieri è anche presidente della provincia di Salerno. Oggi è stato condotto in carcere.
Un audio del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, di cui Alfieri è un 'fedelissimo', gli ha fatto guadagnare l’appellativo di ‘sindaco delle fritture di pesce’.
In passato ha ricoperto anche l’incarico di consigliere del presidente della Regione Campania per le Politiche agricole. Quando lo scorso 30 gennaio le Fiamme Gialle hanno acquisito alcuni atti al palazzo della Provincia di Salerno, al Comune di Capaccio Paestum e allo studio legale di Alfieri, il primo cittadino aveva espresso
Disposta la custodia domiciliare per altre cinque persone. Vittorio De Rosa e Alfonso D’Auria, ossia rispettivamente legale rappresentante e procuratore speciale della Dervit spa; Elvira Alfieri, legale rappresentante della Alfieri Impianti srl e sorella del sindaco; Andrea Campanile, dipendente del Comune di Capaccio e Carmine Greco, responsabile tecnico del Comune di Capaccio ma anche Rup dei procedimenti al centro dell’indagine.
Gli investigatori si sono focalizzati su alcune procedure di affidamento dei lavori. In particolare hanno preso in esame quella relativa all'ampliamento e all'efficientamento energetico dell’impianto di pubblica illuminazione comunale e quella sui lavori di adeguamento e riqualificazione energetica della pubblica illuminazione stradale del comune.
Entrambe erano state bandite dal Comune di Capaccio Paestum e aggiudicate dalla Dervit spa.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti gli indagati, a vario titolo, sarebbero intervenuti con metodi illegali sulle procedure volte ad affidare quelle commesse pubbliche. L'obiettivo era quello di garantire alla Dervit spa i lavori.
L’inchiesta si fonda su intercettazioni e documenti acquisiti nel corso di perquisizioni svolte dai finanzieri. Secondo gli investigatori, diverso tempo prima dell'ufficiale indizione delle gare per l’illuminazione pubblica, sia Andrea Campanile- che fa parte dello staff di Alfieri- che Alfonso D’Auria- procuratore speciale della Dervit spa- operando rispettivamente in nome del sindaco e di Vittorio De Rosa (legale rappresentante della Dervit)- avrebbero concordato diversi dettagli.
In particolare le strade da inserire nel progetto esecutivo, tempi e costi dei singoli interventi, ma anche elementi tecnici dei futuri lavori, dando per certo che l'appalto sarebbe stato vinto dalla Dervit.
Carmine Greco, responsabile tecnico del Comune e Rup dei procedimenti, su mandato del sindaco Alfieri, avrebbe quindi conferito un incarico in una delle procedure a un professionista esterno, affinché firmasse gli atti redatti dalla stessa Dervit. Promettendo un pagamento di 70mila euro.
Sempre Greco avrebbe invitato alle procedure negoziate al centro dell’inchiesta ditte compiacenti oppure senza i requisiti per aggiudicarsi le gare. L'obiettivo? Secondo le indagini quello di "rendere blindata l'aggiudicazione alla Dervit spa, predesignata quale vincitrice delle procedure negoziate fin dal principio.
Per quanto concerne il secondo appalto, l'adeguamento e riqualificazione energetica della pubblica illuminazione stradale del comune, l’aggiudicazione alla Dervit spa sarebbe stata effettuata in violazione della legge che sancisce il principio di rotazione nell’affidamento delle commesse pubbliche.
Inoltre, per ottenere dalla Regione Campania il finanziamento, il Comune di Capaccio avrebbe attribuito la gestione dell'impianto di illuminazione a una società in house, quando invece era stata attribuita in concessione all’associazione temporanea di imprese (Ati). A dichiararlo sarebbe stato lo stesso sindaco.
Visti il ritardo e la sospensione dell’erogazione del finanziamento regionale, il Comune avrebbe quindi approvato una perizia di variante del valore di oltre 160mila euro per garantire la regolarità dei pagamenti alla Dervit.
Lo scorso agosto, con le stesse accuse, è stato indagato il sindaco di Monopoli, Angelo Annese.