È iniziata poco dopo le 10 di oggi, 11 novembre 2024, davanti alla Corte d'Assise di Milano, la requisitoria delle pm Alessia Menegazzo e Letizia Mannella contro Alessandro Impagnatiello, reo confesso dell'omicidio della compagna Giulia Tramontano, avvenuto la sera del 27 maggio 2023 a Senago, nel Milanese. A prendere la parola, dopo di loro, l'avvocato di parte civile e la difesa.
le parole affidate ai social dalla madre della vittima, Loredana Femiano, prima dell'inizio dell'udienza. Le fanno eco quelle della sorella della 29enne, Chiara Tramontano, che sempre sui social ha scritto:
Il 31enne è accusato di omicidio volontario pluriaggravato, occultamento di cadavere e interruzione non consensuale di gravidanza. Le pm hanno chiesto di riconoscergli il massimo della pena, l'ergastolo, con 18 mesi di isolamento diurno.
ha detto Menegazzo rivolgendosi ai giudici. Concentrandosi, nel corso della sua requisitoria, anche sui tratti di 'narcisismo mortale' facenti parte della personalità dell'imputato. Tratti che, secondo la perizia psichiatrica a cui è stato sottoposto nel carcere di San Vittore, non avrebbero giocato alcun ruolo nel delitto. Significa, in sostanza, che al momento dei fatti era totalmente capace di intendere e di volere.
Stando a quanto ricostruito finora, la sera del 27 maggio 2023 Alessandro Impagnatiello colse di sorpresa e uccise con 37 coltellate la compagna Giulia Tramontano - appena rincasata da un incontro con l'altra ragazza che lui frequentava - con "rabbia fredda", per poi provare a ridurne il corpo in cenere. Il tutto dopo averla avvelenata per mesi nel tentativo di procurarle un aborto.
Il giorno successivo, come se niente fosse, ne denunciò la scomparsa alle autorità, sostenendo che si fosse allontanata da sola (mentre lui era al lavoro a Milano) a causa di un litigio. Avrebbe confessato solo "quando ormai si era reso conto di essere con le spalle al muro" - hanno messo in luce le pm -, "simulando una collaborazione che non c'è mai stata", "con un ennesimo tentativo di manipolare la realtà a suo vantaggio".
L'accusa è convinta che volesse essere sicuro che la ragazza (e il figlio Thiago) non fossero più d'intralcio alla sua relazione con l'amante. Questo il motivo per cui alla stessa, dopo l'omicidio, avrebbe detto "che non ci sarebbero stati più ostacoli" tra loro. Da allora non avrebbe mostrato alcun segno di pentimento.
le parole, riportate dall'Agi, della pm Menegazzo, che riferendosi alla vittima invece ha dichiarato:
Secondo lei e la procuratrice aggiunta Mannella, all'imputato non andrebbero riconosciute attenuanti.
Subito dopo le rappresentanti dell'accusa ha preso la parola l'avvocato di parte civile, Giovanni Cacciapuoti, che insieme al collega Daniele Cacciapuoti assiste i familiari della vittima (la mamma Loredana, il papà Franco e i fratelli Chiara e Mario).
Rivolgendosi ai giudici, anche lui ha definito Impagnatiello "un soggetto psicopatico e incline alla manipolazione", ricordando che però, secondo gli esperti, non è affetto da alcun disturbo di personalità.
Poi, come già le pm avevano fatto, il legale ha ripercorso il progetto omicidiario dell'imputato, iniziato con l'acquisto del veleno da somministrare alla vittima diversi mesi prima dell'aggressione mortale.
ha dichiarato in conclusione, chiedendo l'ergastolo.
Il testimone è poi passato alle avvocate che difendono Impagnatiello, Giulia Geradini e Samantha Barbaglia, secondo le quali, a pesare sull'omicidio, sarebbe stato il confronto pomeridiano tra le due donne che il 31enne frequentava.
Messo davanti alle sue bugie, in pratica, secondo loro, Impagnatiello si sarebbe sentito "sconfitto": lo "smascheramento" gli avrebbe provocato uno "psicotrauma", "una ferita narcisistica", "un'umiliazione". Solo a quel punto avrebbe maturato la "fredda rabbia" di cui parlano i periti nella loro relazione, arrivando all'aggressione. "È preordinazione e non premeditazione", hanno dichiarato in aula le sue legali.
A riprova di ciò, stando al loro punto di vista, il fatto che Impagnatiello abbia provato a bruciare il cadavere della compagna con della benzina acquistata la sera stessa, spostando il cadavere di continuo prima di abbandonarlo dove fu ritrovato e presentandosi in commissariato (per la denuncia) con il topicida nello zaino.
secondo la difesa, che nega la sussistenza della premeditazione, ma anche delle aggravanti dei futili motivi e della crudeltà e chieda che vengano riconosciute a Impagnatiello le attenuanti generiche. Si aspetta ora la decisione dei giudici. La lettura della sentenza è slittata, per mancanza di tempo, al prossimo 25 novembre, data in cui cade anche la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.