"Offensive e insensibili". Così, in una lunga storia pubblicata sui social, la sorella di Giulia Tramontano, uccisa a coltellate dal compagno Alessandro Impagnatiello nel maggio 2023, ha definito le "parole della difesa" dell'ex barman all'indomani della penultima udienza del processo che lo vede imputato per omicidio volontario pluriaggravato, occultamento di cadavere e interruzione non consensuale di gravidanza, dedicata alla requisitoria e all'arringa.
scrive Chiara Tramontano riferendosi alle avvocate Giulia Geradini e Samantha Barbaglia, che assistono Alessandro Impagnatiello, reo confesso dell'omicidio della sorella Giulia.
prosegue nel post, ricordando la richiesta della difesa dell'ex barman di "far cadere molteplici aggravanti. come se potessero essere ignorate". Chiara parla di "ridicola sceneggiatura", "ridicolo linguaggio".
Poi, con amarezza, conclude:
Anche i genitori Franco e Loredana e il fratello Mario - che ieri, 11 novembre 2024, erano in aula a Milano - hanno condiviso la storia, esprimendo, in questo modo, la loro amarezza e il loro disappunto dopo l'arringa con cui le avvocate di Impagnatiello hanno chiesto, in sostanza, di riconoscergli le attenuanti generiche, provando a far cadere ben tre aggravanti.
Innanzitutto la premeditazione; poi anche i futili motivi e la crudeltà. Aggravanti contestategli dall'accusa in quanto, nel maggio 2023, uccise la compagna incinta, di ritorno da un incontro con l'altra ragazza che da un po' frequentava, con 37 coltellate per poi provare a bruciarne il corpo. L'autopsia ha stabilito che Giulia non riuscì nemmeno a difendersi: fu colta di sorpresa alle spalle, morendo dissanguata in breve tempo.
Secondo l'accusa, Impagnatiello - che da diversi mesi le somministrava del veleno nel tentativo di procurarle un aborto - aveva programmato tutto, preparando minuziosamente la scena del crimine e agendo con "rabbia fredda"; per la difesa, invece, non ci sarebbe "prova di una sua progettualità". "Tutta la condotta grossolana posta in essere da Impagnatiello mal si concilia con l’immagine di scacchista, pianificatore e stratega", secondo le sue avvocate.
Hanno parlato di "errori madornali", riferendo, in pratica, che se avesse organizzato l'omicidio, avrebbe saputo come disfarsi del cadavere e non avrebbe continuato a spostarlo da un posto all'altro senza una logica. Hanno parlato di "ferita narcisistica", sostenendo che abbia agito perché, una volta "smascherato" dalle due donne della sua vita, si sarebbe sentito "messo alle strette".
Rigettando, inoltre, l'aggravante della crudeltà perché i "colpi si sono susseguiti con continuità". Ricostruzione opposta a quella fornita dalle pm Alessia Menegazzo e Letizia Mannella e dall'avvocato di parte civile Giovanni Cacciapuoti, che prendendo la parola prima di loro, avevano parlato di "viaggio dell'orrore" riferendosi al femminicidio, chiedendo per Impagnatiello il massimo della pena, l'ergastolo, con 18 mesi di isolamento diurno.
La parola spetta ora ai giudici della Corte d'Assise. La sentenza è attesa per il prossimo 25 novembre, nella Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Lo stesso giorno si terrà, a Venezia, la prossima udienza del processo che vede imputato Filippo Turetta per l'omicidio dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin, avvenuto un anno fa tra Vigonovo e Fossò, nel Veneziano. Anche lui, come Impagnatiello, rischia l'ergastolo.