Davanti al gip del tribunale di Napoli Renato Cafaia ha confermato la sua versione dei fatti sulla morte del cugino Arcangelo Correra, il ragazzo di appena 18 anni ucciso da un proiettile nella notte di sabato. A renderlo noto, l'avvocato Giuseppe De Gregorio, che lo difende. Qualcosa, però, non torna.
Questo il racconto, riportato dal Corriere della Sera, che il 19enne Renato Cafaia avrebbe affidato al gip nel corso dell'udienza di convalida del fermo tenutasi oggi, 12 novembre 2024, in tribunale a Napoli. Racconto che non si discosterebbe di molto da quello già reso agli inquirenti nell'immediatezza dei fatti.
A renderlo noto, l'avvocato Giuseppe De Gregorio, che lo difende. "Cafaia si è accorto della fuoriuscita di sangue e ha portato Correra in ospedale su uno scooter", ha spiegato il legale al Corriere, aggiungendo che in quegli istanti, il 18enne, ferito alla testa, avrebbe detto al suo assistito: "Non mi lasciare".
Il giovane, accusato di possesso di arma illegale e ricettazione, è indagato anche per omicidio colposo. "È addolorato per quello che è accaduto", ha detto ancora il suo avvocato, sottolineando l'accidentalità dell'evento.
Il gip ha deciso di convalidarne il fermo per i reati di possesso di arma e ricettazione, confermando, nonostante la richiesta della difesa di scarcerarlo, la custodia cautelare in carcere nei suoi confronti. Le indagini, intanto, proseguono serrate. L'obiettivo della squadra mobile di Napoli, guidata da Giovanni Leuci, e della Procura, è capire da dove provenga davvero la pistola e ricostruire l'esatta dinamica dei fatti.
Qualcosa, infatti, nella versione del 19enne, non tornerebbe. Sul luogo del delitto è stato ritrovato, nel corso dei rilievi della scientifica, un proiettile inesploso incompatibile con l'arma da cui è partito il colpo che ha ucciso Correra, una Beretta 9x21 modificata e con la matricola abrasa, di quelle solitamente usate dai clan camorristici.
Secondo Rai News, nessuna pista, al momento, sarebbe da escludere, neanche quella che ci sia stato "uno scontro a fuoco tra bande" come quello che appena due settimane fa è costato la vita al 15enne incensurato Emanuele Tufano.
Cafaia vive a pochi passi da dove il cugino è morto. La madre, Anna Elia, che l'ha accompagnato al commissariato la mattina dopo i fatti, lo ha definito, in un'intervista rilasciata a Il Mattino, "un bravo ragazzo che si arrangia a fare l'aiutante pizzaiolo".
Un "giovane che ne ha passate tante": il 4 ottobre di quattro anni fa il fratello Luigi fu ucciso da un poliziotto durante un tentativo di rapina. Con lui c'era il figlio di Gennaro De Tommaso, noto come "Genny a' carogna", ex capo ultrà del Napoli e trafficante di droga, oggi collaboratore di giustizia.
Pochi mesi dopo, il 31 dicembre del 2020, il padre Ciro, di 40 anni, fu ucciso in un agguato per questioni legate allo spaccio di droga. Era in compagnia della moglie e dei tre figli e di un tatuatore: si affacciò dalla finestra dell'abitazione al piano terra e venne raggiunto da una serie di proiettili che non gli lasciarono scampo.