Il 26 dicembre del 1996 Jonbenét Ramsey, di soli 6 anni, fu trovata morta nel seminterrato dell'abitazione in cui viveva insieme ai genitori e al fratello maggiore a Boulder, in Colorado, dopo essere stata data per scomparsa: a distanza di quasi 28 anni, non si ancora chi l'abbia uccisa. Il suo caso, infatti, è rimasto irrisolto. Ecco la ricostruzione, dall'inizio ad oggi.
Jonbenét Patricia Ramsey nasce il 6 agosto del 1990 ad Atlanta, in Georgia, da Patricia Ann Paugh, detta "Patsy", ex reginetta di bellezza, e John Bennett Ramsey, ricco uomo d'affari. La sua famiglia si trasferisce ben presto a Boulder, in Colorado. Lì, seguendo le orme della madre, già da piccola Jonbenét partecipa a svariati concorsi di bellezza e li vince, aggiudicandosi il titolo di "Mini-Miss".
La sua vita sembra perfetta: insieme ai genitori e al fratello Burke, di tre anni più grande, vive in condizioni agiatissime. Poi, però, succede qualcosa. La mattina del 26 dicembre 1996, la madre, alle prese con i preparativi per un viaggio di famiglia da affrontare in giornata, si accorge che Jonbenét è sparita. E trova, sulle scale di casa, una lettera di riscatto: i presunti rapitori chiedono 118.000 dollari (somma equivalente a quella ricevuta per Natale dal signor Ramsey) in cambio della liberazione della piccola.
Sconvolta, la donna - incurante del fatto che nel testo si chiedesse di lasciare le autorità all'oscuro dell'accaduto - dà l'allarme. I primi detective, così, arrivano sul posto, mettendosi immediatamente alla ricerca della bambina, senza preoccuparsi troppo di contaminare eventuali prove presenti in casa. L'unica stanza che non viene controllata è il seminterrato: la porta, secondo le ricostruzioni, è infatti "bloccata".
Proprio al suo interno, qualche ora dopo, viene ritrovato il corpo senza vita della bambina, con il collo e i polsi legati con una corda di nylon e del nastro adesivo sulla bocca. Il padre, in preda al panico, la prende in braccio e la porta al piano superiore.
Un agente avrebbe raccontato, più avanti, di aver pensato, a quel punto, che il killer della piccola fosse ancora all'interno della casa, sentendo addirittura il bisogno di portare una mano alla sua pistola d'ordinanza. Dall'autopsia sarebbe emerso che era stata colpita alla testa e strangolata con una garrota. Ma anche che, con molta probabilità, per tanto tempo aveva subito abusi.
I sospetti si concentrano sulla famiglia, che però nega ogni accusa. In un'intervista rilasciata alla CNN, Patricia dichiara:
Cinque mesi dopo il ritrovamento del cadavere di Jonbenét, sia lei che il marito vengono interrogati per la prima volta, ottenendo, in cambio, la trascrizione delle dichiarazioni rilasciate a caldo il 26 dicembre, che fanno analizzare dai loro avvocati. Da una serie di accertamenti, viene poi fuori che proprio Patsy potrebbe aver scritto la lettera.
Anche il figlio maggiore, Burke - a sua volta sospettato -, viene interrogato, l'ultima volta da "testimone dell'accaduto", come se possa semplicemente aver assistito all'omicidio. A carico dei Ramsay, comunque, non ci sono abbastanza elementi. L'inchiesta, quindi, alla fine viene chiusa.
Nel 2003 una nuova analisi del Dna arriva alla conclusione che le tracce rinvenute sul corpo della bimba non appartengono a nessuno dei suoi familiari. Il caso, però, resta irrisolto. Nonostante l'inserimento dei dati in una Banca nazionale, il colpevole, infatti, non viene trovato.
Le teorie sull'omicidio della bimba, ad oggi, sono molte. Tra di esse, una vorrebbe come responsabile il fratellino, che potrebbe poi essere stato coperto dai genitori. In mancanza di riscontri, si tratta, comunque, di ipotesi. Ne parlerà la docuserie "Cold case: Chi ha ucciso Jonbenét Ramsey", in uscita su Netflix il prossimo 25 novembre.
A molti, in Italia, il caso ricorderà quello del piccolo Tommaso Onofri.