Il progetto migranti in Albania è partito ormai da cinque mesi e comincia a diventare difficile spiegare all'opinione pubblica perché, a fronte di centinaia di milioni di euro spesi per realizzarli, i centri per migranti italiani continuano a rimanere vuoti.
Le mancate convalide dei trasferimenti rappresentano un aspetto rilevante e fino a ora sono servite a giustificare il mancato decollo dell’operazione ma, con il passare delle settimane, ‘riempire’ gli hotspot a Gjader e SHengjin sta diventando la vera emergenza per il Governo Meloni.
Ecco perché l’esecutivo starebbe valutando il varo di un nuovo Decreto Albania che, secondo alcune indiscrezioni trapelate sulla stampa, sarebbe finalizzato proprio a risolvere il problema dei centri vuoti. Il governo avrebbe cominciato a discuterne, ma un'eventuale calendarizzazione del provvedimento sembrerebbe essere vincolata alla decisione della Corte di Giustizia Europea sulla questione dei Paesi Sicuri, che dovrebbe chiudere definitivamente la diatriba interpretativa delle norme.
Ieri il Ministro per gli Affari Europei e la Coesione, Tommaso Foti, in una discussa intervista a Repubblica ha rivelato l’intenzione del Governo di varare un nuovo Decreto Albania per risolvere l’impasse dei trasferimenti non convalidati dei migranti richiedenti asilo negli hotspot italiani. Da Palazzo Chigi non sono arrivate conferme e al momento la questione non sarebbe all’ordine del giorno dei prossimi Consigli dei Ministri.
Un decreto, quindi, che al momento ancora non c'è ma su cui l’esecutivo, secondo quanto dichiarato da Foti, starebbe lavorando.
Alcune indiscrezioni sui contenuti del futuro Decreto Albania sono apparse su diversi organi di stampa, tra cui Repubblica e Corriere della Sera, in base alle quali fulcro del nuovo provvedimento sarebbe quello di trasformare i centri in Albania in Centri di Permanenza per i rimpatri così da poter accogliere e trattenere migranti irregolari destinatarie di un decreto di espulsione.
Secondo l’interpretazione del Governo in questo caso non sarebbe necessaria la convalida dei giudici per i trattenimenti.
Attualmente i due hotspot italiani in Albania sono destinati alla prima accoglienza e al trattenimento quindi possono ospitare solo migranti sottoposti alla procedura di rimpatrio accelerata. Con la modifica normativa ipotizzata, invece, potrebbero ospitare anche i migranti raggiunti da decreto di espulsione.
E' data quasi per certa, infine, l’intenzione della maggioranza di inserire nel futuro provvedimento una norma per bloccare il trasferimento dei giudici dalle sezioni Immigrazioni dei Tribunali ordinari alle Corti di Appello.
La norma vuole evitare che possa accadere in futuro quanto accaduto nelle ultime settimane in seguito all’approvazione del Decreto Flussi che aveva previsto il passaggio delle competenze in materia di immigrazione alle Corti di Appello. Nelle intenzioni del Governo, tale misura avrebbe dovuto sottrarre ai giudici delle sezioni Immigrazione la possibilità di decidere sui trasferimenti. Ciò che è accaduto, invece, è che nelle Corti di Appello sono stati trasferiti i giudici specializzati dell'Immigrazione per sopperire alla carenza di personale e di competenze. Il risultato è stato che anche l’ultimo trasferimento disposto dal Governo è stato annullato.
Un cortocircuito a cui l’esecutivo vuole mettere fine con un nuovo provvedimento.
La data X è il 25 febbraio quando la Corte di Giustizia Europea dovrà pronunciarsi sulla questione dei Paesi Sicuri e chiarire i paletti entro cui dovranno muoversi Governo e magistratura nazionale.
L’esecutivo Meloni starebbe valutando infatti l’opportunità di intervenire con un nuovo provvedimento prima della sentenza, o, se attendere il pronunciamento della Corte come confermato anche dal ministro Foti.
L’ipotesi di un nuovo Decreto Albania naturalmente non piace all’opposizione pronta a opporsi ai tentativi del Governo di far funzionare un piano che giudicano ‘fallimentare’.
Secondo il Presidente dei deputati di Italia Viva, Davide Faraone il Governo Meloni è guidato solo dalla necessità di ‘fingere che la cosa funzioni’.
Secondo il deputato del Movimento 5 Stelle, Alfonso Colucci, un nuovo decreto significherebbe “l'ammissione da parte del governo del totale fallimento del piano tanto propagandato per mesi".