Tutti i lavoratori impiegati nella gestione dei centri per migranti in Albania sarebbero stati licenziati. Un primo passo verso la chiusura degli hotspot per richiedenti asilo italiani?
Il Governo al momento non commenta la notizia diffusa dal quotidiano “Domani” secondo cui la cooperativa, che a maggio 2024 si era aggiudicata la commessa di 133 milioni di euro per la gestione dei due hotspot di Shengjin e Gjader, avrebbe licenziato tutto il personale impiegato nei centri.
La disposizione, secondo quanto riportato nell’articolo, diventerà operativa a partire dal sabato 15 febbraio. Pare che i lavoratori licenziati abbiano già lasciato l’Albania e attualmente nei due centri sarebbero rimasti solo alcuni medici e il personale di polizia italiano incaricato della sorveglianza.
Una notizia che sta suscitando violente polemiche da parte dell’opposizione che accusa il Governo di aver sperperato denaro pubblico per finanziare – per scopi propagandistici – un’operazione rivelatasi un fallimento.
La notizia dei licenziamenti non è stata confermata da fonti governative e il Ministro degli Interni Matteo Piantedosi, rispondendo alle domande dei giornalisti, si è limitato a ribadire che gli hotspot non chiuderanno, senza però scendere nei particolari relativi ai piani del Governo.
La versione ufficiale, quindi, è che i centri non chiuderanno e che - come ha ribadito Giorgia Meloni dal palco di Atreju - alla fine funzioneranno. Il dubbio che rimane anche alla luce dei nuovi sviluppi: è come faranno a funzionare se non c’è più il personale addetto alla gestione.
Senza personale l’operatività dei centri risulta evidentemente compromessa, ecco perché i licenziamenti – se confermati - farebbero quanto meno pensare a uno stop, almeno nell’immediato, dei trasferimenti dei richiedenti asilo in attesa di capire come procedere.
Dopo il terzo trasferimento annullato dai giudici, il Governo avrebbe comunque fatto capire di voler attendere la decisione della Corte di Giustizia Europea, attesa per fine mese, prima di decidere come procedere in futuro.
Nel frattempo, per difendere l’operazione Albania, l’esecutivo sta lavorando ad un nuovo decreto che dovrebbe consentire di trasferire nei centri albanesi migranti già destinatari di decreto di espulsione. Un modo per ‘riempire’ strutture su cui il Governo ha investito ingenti risorse e una buona fetta della propria credibilità.
I centri italiani per migranti in Albania sono due, uno a Shengjin e uno a Gjader. Il primo destinato all’accoglienza dei richiedenti asilo e il secondo al trattenimento in attesa della conclusione delle procedure di rimpatrio accelerato.
I due hotspot sono stati realizzati interamente a spese del Governo italiano nell’ambito del cosiddetto Protocollo Albania, un accordo quinquennale tra l’Italia e il governo di Tirana. In base a quanto emerso, la realizzazione dei due centri sarebbe costata circa 650 milioni di euro. La cifra comprende naturalmente voci come manutenzione, assunzioni, assicurazioni e trasferte del personale italiano impiegato presso i centri (circa 250 milioni di euro).
La media è di circa 130 milioni l’anno, dal momento che l’accordo è per cinque anni.
Nello specifico la costruzione dei centri ha comportato una spesa di circa 160 milioni di euro per la realizzazione e per la sorveglianza dei centri.
A queste spese devono aggiungersi i costi per i trasferimenti dei migranti che, al momento, sono stati solo tre e tutti non convalidati dai tribunali preposti. In un question time alla Camera, il Ministro degli Interni Matteo Piantedosi dichiarò che questi viaggi costano in media 8.400 euro al giorno al netto delle spese per il personale e le spese di ordinario esercizio quotidiano della nave. La cifra però secondo diversi esperti è molto ridimensionata.
C’è chi, calcolatrice alla mano, ha calcolato un costo di oltre 200 mila euro a trasferimento. I numeri dell’operazione restano comunque incerti poiché da fonti governative non sono mai arrivate conferme o chiarimenti.
In generale il Governo nel protocollo ha previsto per questi trasferimenti un impegno di spesa di 15 milioni per il 2024 e 20 milioni l’anno fino al 2026.
Le opposizioni di centrosinistra non hanno perso tempo a ritornare all’attacco contro l’operazione Albania e contro i ‘centri di detenzione’ come sono stati ribattezzati.
La notizia dei licenziamenti decisi dalla cooperativa incaricata della gestione dei due hotspot è letta come una prova del fallimento dell’intera operazione e preambolo dell’inevitabile chiusura dei centri.
Un epilogo inglorioso di cui i leader dell’opposizione chiedono il conto alla Presidente Giorgia Meloni. Il leader di Italia Viva Matteo Renzi invoca addirittura il licenziamento dei responsabili.
Per il Partito Democratico “l’operazione Albania di Giorgia Meloni è naufragata completamente”.
Il segretario di +Europa Riccardo Magi attacca:
Game over, kaput, the end.
— Riccardo Magi (@riccardomagi) February 13, 2025
Con le lettere di licenziamento ai lavoratori della cooperativa che gestisce i centri per migranti in Albania, l’operazione può definirsi conclusa. Cosa resta? Centinaia di migliaia di euro degli italiani buttati, una manciata di migranti ospitati a…