L'aggravarsi delle condizioni di salute di Papa Francesco tiene tutto il mondo, non solo cattolico, con il fiato sospeso. Bergoglio è stato, è e sarà una delle figure chiave per capire il nostro presente.
Per questo, molti, inevitabilmente, già si chiedono che Chiesa avremo al termine del suo pontificato e chi potrà sostituirlo alla sua guida.
Naturalmente, nessuno conosce l'esito del prossimo conclave. Tuttavia, molti hanno avuto modo di delineare, già negli anni del suo pontificato, le caratteristiche del Papa di cui l'Occidente, in questo momento storico, avrebbe più bisogno. E sono caratteristiche molto diverse da quelle di Jorge Mario Bergoglio.
A fare da spartiacque al suo Pontificato, senz'altro è stata l'invasione della Russia in Ucraina. L'atteggiamento che ha assunto Francesco, spesso quantomeno contraddittorio, non ha convinto buona parte dei cattolici. E spesso ha messo in difficoltà la stessa diplomazia vaticana che a Kiev ha tentato meritoriamente di lenire almeno qualche nefandezza compiuta da Putin: tentando di riportare a casa qualche bambino ucraino rapito dal suo esercito, ad esempio.
E quindi: l'impressione che si è tratta durante gli anni della guerra in Ucraina è che Putin abbia potuto agire contro il diritto internazionale e abbia potuto compiere crimini di guerra perché ha potuto mettere il dito nella piaga di un Occidente smarrito, diviso e in piena crisi d'identità anche perché smarrita, divisa e in crisi d'identità si è rivelato uno dei suoi pilastri: la Chiesa cattolica.
Certo, ogni domenica, all'Angelus, Papa Francesco ha esortato a pregare per "la martoriata Ucraina". Ma quante volte poi si è contraddetto? "Martoriata" significa letteralmente "sottoposta a torture". E nel caso dell'Ucraina è proprio così. Ma perché a questa parola Francesco non ha mai fatto seguire un'azione decisa per portare tutto il mondo cattolico a difesa delle democrazie liberali, dello Stato di diritto, della libertà?
Troppo spesso è scivolato su una posizione che è sembrata di ingiusta equidistanza tra le autocrazie e le democrazie liberali: eppure non sono affatto la stessa cosa. Anche solo per il fatto che nelle prime, spesso e volentieri (vedi la Cina), non è riconosciuta nemmeno la libertà di culto.
E quindi: il Pontificato di Francesco rischia di essere ricordato come quello del discorso ai giovani cattolici russi che, nel settembre 2023, mentre le truppe di Putin occupavano l'Ucraina già da un anno e mezzo, esaltava l'imperialismo di Mosca ricordando Pietro il Grande e Caterina II.
Ma non solo: Francesco rischia di passare alla storia per quest'altra frase pronunciata a marzo 2024:
Quando il Papa, al netto delle smentite a cui fu costretta la diplomazia vaticana, pronunciò quelle parole, a molti venne in mente Giovanni Paolo II. Immaginate se fossero uscite di bocca a Wojtyla: probabilmente, i regimi comunisti di mezz'Europa sarebbero ancora vivi e vegeti. Milioni di persone non conoscerebbero la libertà. E forse anche il Muro di Berlino starebbe ancora in piedi.
Insomma: la pace non si fa con le pacche sulle spalle, ma perseguendo la giustizia dei popoli. E le parole di Francesco
sanno di populismo, non di giustizia, non di libertà. Non, in definitiva, di pace. Evidentemente, se ne accorsero anche in Vaticano, in quel marzo 2024, tanto che il Segretario di Stato Pietro Parolin cercò di correre ai ripari specificando:
Ma tant'è, il cortocircuito era stato causato. E, restando al parallelo con Papa Giovanni Paolo II, quest'ultimo non l'avrebbe mai causato. Anche se anche lui non parlava bene l'italiano (scusa spesso e volentieri accampata dalla diplomazia Vaticana per coprire gli scivoloni di Francesco).
Wojtyla si faceva capire eccome. Lo fece fin dai primi secondi del suo pontificato, quando fu presentato nel 1978 sulla loggia delle benedizioni di San Pietro. E lui entrò subito nella storia in maniera potentissima con due frasi:
Dopo quattro secoli si eleggeva per la prima volta un Pontefice non italiano. Wojtyla arrivava dalla Polonia che era uno dei Paesi sotto la sfera di infuenza russa, dall'altra parte della cortina di ferro. Ma lui già riportava il suo Paese e tutti quelli sotto la dittatura comunista nel mondo libero, quello dei diritti e delle democrazie. E per farlo pronunciò anche un'altra frase manifesto di tutto il suo pontificato:
Una frase grammaticalmente sbagliata. Ma potentissima dal punto di vista politico. Che ha fatto la storia perché pronunciata da un papa che ha dato un contributo decisivo alla caduta dei regimi illiberali in Europa.
E invece: dopo Wojtyla, dopo Ratzinger, quando fu eletto Bergoglio al soglio pontificio, nel 2013, qual è la frase-manifesto che si ricorda? Anche lui disse che veniva da un Paese lontano. Anzi, ancora più significativamente, disse che arrivava "dalla fine del mondo". Senza aggiungere, come Giovanni Paolo II, "ma vicino nella tradizione cristiana". Il che, riascoltato con il senno del poi, non è certo una differenza da poco.
Bergoglio si è proposto come un pastore arrivato da un altro pianeta, dalla frontiera terzomondista. E non ha mai fatto nulla per apparire diversamente. Ha scelto di vivere a Santa Marta, ad esempio. E non nell'appartamento riservato. Di più: ha scelto di celebrare messa in San Pietro non sull'Altare della Confessione, sotto il baldacchino di Bernini che lo avrebbe messo fisicamente oltre che metaforicamente in asse con la Cattedra di Pietro posta in alto, e con il sepolcro del primo papa, esattamente lì sotto, nel celebrare messa e, quindi, proclamare, confessare (appunto) la dottrina cristiana, fondamento (anche) delle nostre democrazie.
Bergoglio ha scelto di fare diversamente. Ma probabilmente questi non erano i tempi storici giusti per marcare un distacco.
E comunque: nel leggere la sua prima autobiografia "Life, la mia storia nella Storia" scritta con Fabio Marchese Ragona nel 2024, fa un certo effetto notare come Francesco abbia utilizzato la parola "libertà" per la prima volta solo a pagina 164, nel capitolo dedicato alla caduta del muro di Berlino. Eppure, prima si era occupato dell'inizio della seconda guerra mondiale, dello sterminio degli ebrei, delle bombe atomiche. della guerra fredda, dello sbarco sulla Luna, del golpe di Videla in Argentina e della mano de Dios. Sì, anche di Maradona, di cui, forse non a caso, Bergoglio ha avuto sempre un giudizio assai cattivo nonostante questo gol e cosa abbia rappresentato per la sua Argentina nel 1986
Insomma, Bergoglio: da què planeta viniste, per dare, a novembre 2023, questa dichiarazione al Tg1?
E comunque: certo, la storia emetterà la sua sentenza su chi e come sarà ricordato. In ogni caso, forse è giusta la riflessione che fece Giovanni Minoli ad aprile 2024. Ad Antonio Polito che lo intervistava, il giornalista e dirigente Rai ebbe a confidare:
"Traggo la vaga sensazione che non gli piace Francesco", notò Polito:
Quello che l'Occidente non ha bisogno se non vuole alzare davvero bandiera bianca.