La tensione tra India e Pakistan è tornata a livelli drammatici nelle ultime settimane, riaccendendo i timori di un conflitto che potrebbe sfuggire di mano fino a coinvolgere le armi nucleari. Ma come si è arrivati a questo punto? E quanto è reale il rischio di una guerra atomica tra le due potenze asiatiche?
La scintilla dell’ultima escalation è stata l’attentato del 22 aprile 2025 nel Kashmir indiano, che ha causato la morte di 25 turisti indiani e di un cittadino nepalese. L’attacco, rivendicato da un gruppo terroristico legato al Pakistan, ha immediatamente riacceso lo scontro tra Nuova Delhi e Islamabad. L’India ha accusato il Pakistan di sostenere i terroristi e ha risposto con un’operazione militare: missili indiani hanno colpito sei località in territorio pakistano e nel Kashmir sotto controllo di Islamabad, causando decine di morti e feriti, anche tra i civili.
Il Pakistan ha definito i raid un “atto di guerra”, abbattendo cinque jet indiani e promettendo una risposta “forte”. Le frontiere sono state chiuse, i visti revocati, il personale diplomatico espulso e gli scambi commerciali sospesi. Si è così innescata una spirale di azioni e reazioni che ha ridotto drasticamente ogni possibilità di dialogo.
Al centro della crisi c’è ancora una volta il Kashmir, regione contesa sin dalla partizione dell’India britannica nel 1947. Entrambi i Paesi la rivendicano per intero, ma ognuno ne controlla solo una parte, divisa dalla Linea di Controllo (LoC), uno dei confini più militarizzati al mondo. La questione del Kashmir è diventata negli anni simbolo delle rivalità religiose, nazionalistiche e strategiche tra i due Stati, alimentando insurrezioni e scontri armati periodici.
Sia India che Pakistan sono potenze nucleari: l’India possiede circa 160 testate, il Pakistan ne ha circa 170. Ma ciò che preoccupa maggiormente gli analisti è la differenza nelle dottrine nucleari dei due Paesi:
L’India ha adottato ufficialmente la politica del “No First Use”, impegnandosi a non usare per prima le armi nucleari, a meno che non venga attaccata con armi simili.
Il Pakistan, invece, non ha mai aderito a questa linea e mantiene una posizione ambigua, riservandosi il diritto di usare per primo l’arma atomica, soprattutto in caso di invasione convenzionale da parte indiana.
Questa asimmetria aumenta il rischio che una crisi convenzionale possa degenerare rapidamente in uno scambio nucleare, soprattutto se uno dei due Paesi dovesse temere una sconfitta imminente o un collasso delle proprie difese. Il Pakistan, in particolare, ha sviluppato armi nucleari tattiche pensate proprio per essere utilizzate sul campo di battaglia in caso di necessità.
Secondo gli esperti, il rischio di un conflitto nucleare tra India e Pakistan rimane “remoto, ma concreto”. La presenza di arsenali atomici ha finora funzionato da deterrente, creando un equilibrio del terrore simile a quello della Guerra Fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Tuttavia, la mancanza di dialogo, la presenza di gruppi terroristici attivi, la pressione politica interna e il rischio di errori di calcolo rendono la situazione estremamente instabile.
Uno scontro nucleare, anche “limitato”, avrebbe conseguenze catastrofiche:
La comunità internazionale, con l’ONU in prima linea, ha lanciato appelli alla moderazione e al dialogo, ma finora senza risultati concreti. La situazione è ulteriormente complicata dal coinvolgimento di altri attori regionali, come la Cina, alleata del Pakistan e interessata alla stabilità della regione, e dalla crescente retorica nazionalista in entrambi i Paesi, soprattutto in vista delle prossime elezioni.
Il rischio maggiore è che una crisi improvvisa, un errore di calcolo o un attacco terroristico particolarmente sanguinoso possano innescare una reazione a catena fuori controllo, portando a una guerra su vasta scala con conseguenze devastanti per l’intero pianeta.