27 May, 2025 - 19:00

Perché Papa Leone ha ricevuto il Napoli campione d'Italia (e perché ha detto che non tifa Roma)

Perché Papa Leone ha ricevuto il Napoli campione d'Italia (e perché ha detto che non tifa Roma)

Ma non avevamo detto che l'era-Francesco era archiviata? Che la Chiesa doveva tornare a fare la Chiesa e che la secolarizzazione dagli accenti più pop doveva rimanere fuori dalle mura Leonine? Evidentemente, voltare pagina dopo 12 anni di pontificato di Bergoglio non è tanto semplice se, dopo nemmeno un mese dall'elezione, il suo successore, Papa Leone XIV, ha accolto prima il numero uno del tennis mondiale, Jannik Sinner, ("e vabbè, è un grande appassionato di tennis", si è detto in quell'occasione) e poi il Napoli campione d'Italia.

Ma perché? Perché si confonde il sacro e il profano? Non sarebbe stato più opportuno (e più normale) che Sinner e il Napoli venissero accolti dalle istituzioni laiche, nello specifico, dal Quirinale, dal Presidente della Repubblica, anziché al Vaticano?

Papa Leone con Sinner e il Napoli

E insomma: qualcuno, sarcasticamente, ha fatto notare che il Santo Padre quantomeno ha detto no a Sinner che voleva giocare a tennis in una sala del Palazzo Apostolico e non si è messo a giocare a scopone con De Laurentiis e qualche giocatore del Napoli come fece Sandro Pertini di ritorno dal trionfo del Bernabeu nel luglio 1982.

Però ha fatto in ogni caso un certo effetto vedere Leone XIV ricevere nella sala Clementina in Vaticano la squadra che si è appena laureata campione d'Italia.

Perché l'ha fatto? La risposta che sta cominciando a prendere piede tra i commentatori, gli esperti e gli studiosi d'Oltretevere è che la Chiesa, dopo Bergoglio, non possa più fare a meno di queste cose. Non possa smettere di punto in bianco di mostrarsi "pop", di apparire "vicina al popolo". Anche se corre il rischio di essere "populista" più che "popolare", nel (peggiore) spirito del tempo.

E comunque: le vie del Signore sono infinite. E possono essere percorse anche attraverso lo sport. Però pochi credevano che Prevost, a tal proposito, interpretasse questo primo approccio di Pontificato quasi alla stessa maniera del suo predecessore. In onore del quale, si ricorda che, nell'agosto 2013, si affrontarono in amichevole le nazionali di Italia e Argentina. Così, prima del fischio iniziale, le squadre furono accolte in Vaticano come testimonia la foto con i capitani Buffon e Messi

Papa Leone e lo sport

E comunque: in realtà, in Papa Francesco non si sa bene quando e come scoccò la scintilla per il calcio. Anzi, a dirla tutta, secondo il suo biografo politico, Loris Zanatta, l'amore per la squadra del San Lorenzo è da vedere con molto sospetto:

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Davvero Bergoglio amava il calcio come stravedeva per il tango? Era indifferente al primo e devoto alla musica colta, ricordano in tanti. Francesco ha voluto essere popolo anche quando come il popolo non era. Per imitare Cristo, aveva imparato che bisogna farsi piccoli, togliere e mai aggiungere. Farsi, appunto, popolo. E questo è un tema chiave: Bergoglio è stato popolare o ha fatto il popolare?

Ebbene: Papa Prevost, da oggi, rischia di alimentare lo stesso dubbio attorno alla sua persona

Anche perché, all'inizio dell'udienza speciale per il Napoli, ha fatto una mezza smentita che sia tifoso della Roma. Cosa che, a dire il vero, lui stesso ha alimentato il giorno dopo essere diventato Pontefice, quando è andato in visita a Genazzano. Altro che "non sempre è vero ciò che riporta la stampa"... 

 

E comunque: Papa Leone l'ha messa così:

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Vincere il campionato è un traguardo che si raggiunge al termine di un lungo percorso. Il campionato lo vince la squadra, e quando dico squadra intendo giocatori, allenatore, dirigenti, tutto il team. Sappiamo quanto il calcio sia popolare in Italia e nel mondo. E allora, anche sotto questo profilo, mi sembra che il valore sociale di un avvenimento come questo, che supera il fatto meramente tecnico-sportivo, è l'esempio di una squadra - in senso lato - che lavora insieme, in cui i talenti dei singoli sono messi al servizio dell'insieme

A seguire, però, c'è stata anche una sorta di anatema contro il business legato allo sport: 

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Purtroppo, quando lo sport diventa business, rischia di perdere i valori che lo rendono educativo. Su questo bisogna vigilare, specialmente quando si ha a che fare con gli adolescenti. Per questo faccio appello ai genitori e ai dirigenti sportivi: bisogna stare bene attenti alla qualità morale dell'esperienza sportiva a livello agonistico perché c'è di mezzo la crescita umana dei giovani

La cuoca napoletana

Ora, Prevost non potrà mai giustificare la benedizione speciale al Napoli (per così dire) dicendo che è il vescovo di quella città, naturalmente. Essendo vescovo di Roma, dovrebbe attendere uno scudetto della Roma o della Lazio in tal senso. Tuttavia, ha confidato che un legame speciale con la città e la squadra di Aurelio De Laurentiis, ce l'ha: è la sua cuoca, una signora napoletana che si chiama Rosa:

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Complimenti anche da una signora che in questi giorni sta facendo da mangiare per me: è di Napoli e dice Tanti auguri!. Vorrebbe essere anche qui, lei, la signora Rosa, è molto tifosa!

Ma tant'è: secondo le cronache odierne, il Napoli, lasciando il Vaticano, è stato accolto dai cori dei tifosi  nei pressi della porta del Perugino. E un supporter azzurro, vedendo De Laurentiis, avrebbe esclamato:

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Pare il Papa!

I papi e lo sport

In ogni caso: come detto, Prevost non ha inaugurato un filone del tutto nuovo ospitando il Napoli. Questa è una breve carrellata sugli ultimi pontefici e lo sport da poco più di un secolo a questa parte: Pio IX praticava il calcio con il bracciale, antico gioco derivante dalla pallacorda. Pio X permetteva di fare ginnastica nel cortile di San Damaso e in quello della Pigna. E alle rimostranze di un cardinale che gli chiese dove voleva che si andasse a finire, si narra che rispose in dialetto veneto: 

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Vorlo che ghelo diga? In Paradiso!

Pio XI era un alpinista; papa Giovanni XXIII incontrò gli atleti impegnati nelle Olimpiadi di Roma 1960 a San Pietro. Paolo VI, nel 1975, inaugurò il Giubileo degli sportivi. Giovanni Paolo II è passato alla storia (anche) per essere stato "l'atleta di dio", gli piaceva sciare e a calcio giocava in porta.

Ratzinger, invece, forse non ha mai fatto una corsa in vita sua, ma nel 2009, in occasione dei mondiali di nuoto a Roma, gli toccò esaltare "i valori umani e spirituali" dello sport.

A Francesco, come detto, piaceva che la gente lo considerasse un grande appassionato di calcio. Ma oltre ai dubbi già citati del professor Zanatta, nella sua stessa biografia ("Life, la mia storia nella Storia") confidò che non volle vedere in tv nemmeno la finale del mondiale 1986 tra la sua Argentina e la Germania. Ecco, tanto per regolarvi.   

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