Il governo Meloni ha deciso di togliere la scorta a Matteo Renzi e a tutti gli altri ex premier. Ma il leader di Italia Viva ne fa un'altra questione personale contro Giorgia Meloni e quindi una bandiera da agitare contro il centrodestra.
In primis, infatti, Renzi, con una lettera resa pubblica ieri, si è scagliato contro il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, l'uomo che ha fatto notificare la decisione ai diretti interessati. Ma cosa è successo realmente?
Più che togliere, Palazzo Chigi ha deciso di ridimensionare le scorte agli ex presidenti del Consiglio. Oltre che su Renzi, la scelta impatta su Mario Monti, Romano Prodi, Massimo D'Alema e Paolo Gentiloni: erano loro a usufruire di una scorta mista, vale a dire composta da uomini del ministero dell'Interno e dei Servizi Segreti, in particolare dell'Aisi. Giuseppe Conte e Mario Draghi, invece, già da tempo hanno una scorta formata da uomini solo del Viminale.
L'uniformità di trattamento scatterà dal primo gennaio 2026.
Ma perché è stata presa questa decisione? In realtà, fonti vicine al Governo hanno spiegato che è stato un atto dovuto, in quanto l'esecutivo si è trovato nella posizione di applicare una vecchia circolare emanata dal governo Conte due che prevedeva l'abbandono delle scorte miste: formate da uomini dei Servizi e del Viminale.
Questa disposizione era contenuta in una legge del 2002 che attribuiva agli ex premier il diritto di rafforzare i propri dispositivi di sicurezza. In realtà, oltre al presidente del Consiglio, questa possibilità era data a tutte le più alte cariche dello Stato potenzialmente esposte a rischio. Ma ora, la scelta fa discutere soprattutto per gli ex presidenti del Consiglio. Anzi: per il fatto che se ne sia lamentato Matteo Renzi.
La polemica è nata in questi giorni perché la scelta del Governo di limitare le scorte agli ex premier è stata annunciata anche dal Foglio. E se per Palazzo Chigi si è trattato solo di dare seguito a una circolare del 2022, Renzi l'ha presa malissimo:
ha scritto l'ex premier sui suoi profili social
E quindi, l'ex premier ora leader di Italia Viva ha reso pubblica la missiva che ha spedito al sottosegretario Mantovano in cui dice chiaro e tondo che la scelta di ridimensionargli la scorta non è altro che una vendetta, un po' come considera la norma che gli vieta di lavorare all'estero:
Andrebbe tolta anche a draghi e conte. Sono spese a carico del popolo.Quando un politico finisce il suo incarico al governo andrebbe privato anche della scorta perché deve essere responsabile per ciò che ha fatto durante la permanenza nel governo.Queste cose non piacciono più.L astensionismo di trasformerà in schede nulle.
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