Meloni andrà ai seggi il prossimo 8 e 9 giugno per i referendum sulla cittadinanza e sul lavoro? La risposta è sì, però - come ha ribadito oggi la presidente del Consiglio - non ritirerà le schede per i referendum. Un gesto che non è stato visto positivamente da parte dell'opposizione che ritiene la scelta della premier come un'astensione "mascherata". Dopo le dichiarazioni fatte in occasione di un breve incontro con la stampa alla parata del 2 giugno a Roma, tantissimi esponenti del centrosinistra hanno contestato la presidente del Consiglio.
Per un mese, l'opposizione ha chiesto a Meloni di rendere nota la sua posizione sul voto dell'8 e 9 giugno a seguito di tanti inviti da parte degli esponenti del suo governo a non recarsi alle urne. Tra tutti ha fatto particolarmente scalpore quello del presidente del Senato, Ignazio La Russa, che ha ribadito che non avrebbe votato. Da questo punto di vista, i tre partiti della coalizione di governo sono stati uniti: non si andrà alle urne per impedire il raggiungimento del quorum.
Il centrosinistra però non si è arreso e dopo le dichiarazioni di La Russa ha intensificato le campagne di informazione per il referendum dell'8 e 9 giugno. Adesso i sondaggi sono più vicini al 50%+1 ma il margine dell'8% - nella più ottimistica delle visioni - sembra incolmabile in meno di una settimana. Tuttavia agli organizzatori basterebbero anche 12 milioni di persone che si rechino alle urne per poter cantare vittoria.
Giorgia Meloni ha deciso. L’8 e il 9 giugno si recherà alle urne, ma non ritirerà le cinque schede dei referendum promossi dalla Cgil su lavoro e cittadinanza. Lo ha confermato in occasione delle celebrazioni per la Festa della Repubblica, tra l’Altare della Patria e via dei Fori Imperiali: “Vado a votare, ma non ritiro la scheda: è una delle opzioni” ha dichiarato la presidente del Consiglio ai giornalisti mentre si allontanava accompagnata dalla sua scorta.
Una dichiarazione che non salva la presidente del Consiglio dalle critiche dell'opposizione. Secondo le linee guida del Viminale, il comportamento annunciato dalla premier equivale a un’astensione formale. L’elettore può scegliere di non ritirare alcune schede referendarie ma questa decisione viene annotata dai seggi. In sostanza, Meloni parteciperà alla consultazione elettorale senza contribuire al quorum necessario per la validità dei referendum.
Il centrosinistra insorge contro la presidente del Consiglio. La prima leader a commentare è Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico che dice che Meloni prende in giro gli italiani dicendo che vota ma in realtà si astiene. L'esponente dem ha infatti ribadito:
Sulla stessa linea il presidente del M5S, Giuseppe Conte che definisce vergognosi i messaggi di astensione lanciati in occasione del 2 giugno, giorno simbolo della democrazia:
Critiche anche da Riccardo Magi, segretario di Più Europa e promotore del referendum sulla cittadinanza. Il messaggio di Meloni è stato infatti definito falso e fuorviante, perché recarsi alle urne senza ritirare alcuna scheda equivale a non votare:
Durissimo anche Nicola Fratoianni, co-portavoce di Alleanza Verdi Sinistra, che spiega che quella di Meloni non è altro che una sceneggiata. Con questa mossa Meloni si unisce anche alle altre cariche dello Stato legate al centrodestra che hanno scelto di non votare:
Anche Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, a margine della visita nell’azienda Centro Studi e Ricerche di Farmalabor, a Canosa, in Puglia ha commentato la scelta di Meloni:
Ma l'invito all'astensione è davvero una novità del centrodestra meloniano? No. Già in passato è stato fatto l'esempio della presa di posizione dell'allora presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e dell'ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sul referendum riguardante le trivelle del 2016. Qualche anno dopo, nel 2022, c'è stato il referendum voluto dal centrodestra sulla giustizia - naufragato proprio dopo il boicottaggio del centrosinistra.
A difendere la posizione della premier è intervenuto Alfredo Antoniozzi, vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera che ha ricordato quel referendum:
Posizione analoga a quella del segretario di Noi Moderati, Maurizio Lupi, che rappresenta una voce contraria nel centrodestra. Gli elettori del partito centrista si recheranno alle urne, prendendo parte al processo democratico, ma per votare "No". Lupi ha detto nella giornata di oggi: