Mancano sempre meno giorni a uno degli appuntamenti più importanti dell'anno politico 2025. La prossima domenica e lunedì, 8 e 9 giugno, gli italiani andranno alle urne per votare sui referendum su cittadinanza e lavoro: si tratta di cinque quesiti che potrebbero condizionare la stabilità del governo e fornire un importante assist all'opposizione. I numeri più recenti indicano che la partecipazione è cresciuta nell'ultimo mese, quando il centrosinistra ha aumentato le iniziative per il voto.
Attualmente, il quorum è ancora molto lontano. Le rilevazioni più ottimistiche dicono che potrebbero recarsi alle urne tra il 38% e il 42% degli aventi diritto al voto: un numero ben distante dal 50%+1 ma che potrebbe giovare al centrosinistra. Infatti, se i dati dovessero essere confermati dalle urne il prossimo lunedì, dovrebbero votare tra i 15 e i 20 milioni di italiani. Un risultato ottimistico ma che potrebbe mettere a repentaglio la stabilità del governo Meloni, salito al potere nel 2022 con i consensi di 12,3 milioni di persone.
Ed è proprio partendo dalle elezioni di tre anni fa che YouTrend ha cercato di capire quanti elettori potrebbero recarsi alle urne e quanti opteranno per il no, per il sì o addirittura si asterranno: la simulazione è stata portata avanti per ogni quesito.
Considerati i voti assoluti ottenuti alle politiche 2022 dai partiti rilevati dalla Supermedia YouTrend e aggregati sulla base delle rispettive indicazioni di voto, YouTrend ha provato a simulare uno scenario del voto del prossimo 8 e 9 giugno. Partendo dal primo quesito che riguarda le tutele crescenti, emerge che il fronte del Sì è composto da Partito Democratico, Movimento Cinque Stelle e Alleanza Verdi Sinistra, e dovrebbe registrare circa 10,7 milioni di voti. Tuttavia, il centrosinistra si spacca già su questo primo quesito: i "no", infatti, arriveranno – oltre che da Noi Moderati – anche da Italia Viva e Azione e si aggireranno attorno ai 3,2 milioni.
Il centrodestra, che ha promesso di astenersi, potrebbe "trattenere in casa" circa 12,1 milioni di cittadini: il 23,6% degli aventi diritto al voto. Cambia poco lo scenario per il secondo quesito riguardante i licenziamenti nelle piccole e medie imprese: i sì si aggirano attorno ai 10,7 milioni, i no di Azione, +Europa e Noi Moderati attorno ai 3,2 milioni. Invariata l'astensione, mentre Italia Viva ha dato indicazione di libertà di voto (900mila elettori).
Per quanto riguarda il terzo quesito, riguardo ai contratti a termine, lo scenario resta invariato: Pd, 5S e AvS restano compatti con i loro 10,7 milioni di voti – stando sempre alle statistiche del 2022 – mentre il fronte dei no si attesta attorno ai 3 milioni di voti. Vince sempre il partito dell'astensione in questo caso con i suoi 12,1 milioni di cittadini che non si recheranno alle urne nella speranza di far naufragare il referendum.
Aumentano i sì per il quesito sulla responsabilità negli infortuni sul lavoro: al fronte si unisce, per questa volta, +Europa facendo raggiungere 11,5 milioni di voti. I "no" arrivano invece da Azione e Noi Moderati: circa 1,5 milioni. Anche in questo caso vincerebbe l'astensione. Sorprende invece il quesito sulla cittadinanza.
Sì, no, astensione, libertà di voto: come si posizionano i partiti sui #referendum? Abbiamo considerato i voti assoluti ottenuti alle politiche 2022 dai partiti rilevati dalla Supermedia Youtrend e li abbiamo aggregati sulla base delle rispettive indicazioni di voto pic.twitter.com/i1q4Yad1SK
— Youtrend (@you_trend) June 4, 2025
L'abbreviamento dei tempi di residenza legale in Italia per ottenere la cittadinanza da 10 a 5 anni è il quesito che ha fatto più discutere. Inizialmente questa proposta ha anche spaccato la destra, che oggi però è compatta nel votare "no". Tuttavia, il fronte dei "sì" potrebbe essere molto più ampio: 9,4 milioni di elettori di Pd, AvS, Azione, Italia Viva e +Europa si recheranno alle urne e potrebbero superare l'astensione di 1,6 milioni di voti. I Cinque Stelle hanno espresso libertà di voto ma i loro 4,3 milioni di potenziali elettori potrebbero cambiare il risultato.
Servono 25,6 milioni di voti per rendere validi i referendum. Al momento, però, considerando i sondaggi pubblicati negli scorsi giorni, si recheranno alle urne tra i 15 e i 20 milioni di cittadini. Se non si raggiunge il quorum, il voto non sarà considerato valido.