Immortalata mentre sorride e scherza con una scrutinatrice, alle sue spalle le cinque urne nelle quali circa 8 milioni di italiani hanno riposto le schede con all'interno i cinque quesiti su cittadinanza e lavoro. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si è recata al seggio ma non per votare. Come annunciato durante la parata del 2 giugno, rispondendo alle domande dei giornalisti, la presidente del Consiglio non ha ritirato le schede.
Un gesto che equivale all'astensione, secondo molti. Del resto, la strategia del centrodestra era proprio quella: "boicottare" il referendum che avrebbe solo cagionato danni al governo. Già negli scorsi mesi, il partito di Meloni assieme a quelli dei vicepremier Tajani e Salvini avevano invitato i propri elettori a non recarsi alle urne, destando non poco scandalo nel centrosinistra. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, aveva annunciato che non avrebbe votato e avrebbe promosso l'astensione.
Per circa un mese, il centrosinistra ha aspettato che venisse annunciata la strategia della presidente del Consiglio, resa nota solo qualche giorno fa. Inutile dire che il tutto si è concluso in forti polemiche: i leader del campo largo hanno accusato Meloni di astenersi, mentre dal centrodestra l'atteggiamento è stato giustificato.
Per l'intera giornata di oggi si è aspettato l'arrivo della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al seggio al quale era iscritta. La presenza della premier era attesa per via delle sue parole sul referendum dello scorso 2 giugno: la presidente del Consiglio aveva annunciato che sarebbe andata alle urne ma ha anche detto che non avrebbe ritirato le schede.
Così è stato. Nessun cambio di programma nella strategia di Meloni: la premier si è recata ai seggi ma non si è espressa sui quattro quesiti riguardanti il lavoro e su quello sulla cittadinanza. Un'ipotesi contemplata dalle Istruzioni per le operazioni degli uffici di sezione, come specificato dal Viminale. Se l'elettore, dopo aver ritirato le schede, le restituisce senza neppure entrare in cabina, è conteggiato come votante.
Per ora il quorum è lontano dall'essere raggiunto. Infatti è necessario che almeno il 50%+1 degli aventi diritto al voto si rechi al seggio e voti regolarmente per fare in modo che il referendum sia valido. Mentre stamattina alle ore 7 si è registrato il 7,4% dell'affluenza, le notizie che arrivano dal tardo pomeriggio non sono delle migliori per chi spera che il referendum vada in porto: è stato reso noto che l'affluenza ha sfiorato solo il 16%.
Raggiungere il 50%+1 degli aventi diritto al voto, a questo punto, è quasi utopico. Per ora sono andate a votare solo 8 milioni di persone, in attesa dell'aggiornamento delle 23 di oggi. Servono almeno 25,5 milioni di voti per far passare il referendum. C'è ancora la giornata di domani, quando le urne saranno aperte dalle 7 del mattino fino alle 15 del pomeriggio, poi saranno conteggiati i voti.
Al centrosinistra tuttavia basterebbero 12 milioni di voti per poter considerare un successo questa iniziativa portata avanti dalla scorsa estate: sarebbe uno "squillo" da parte di una corposa opposizione al governo Meloni.
???? #Referendum, affluenza alle ore 19: 16,1%
— Youtrend (@you_trend) June 8, 2025
La differenza tra i cinque quesiti rimane minima, come già alle ore 12. La maggior parte degli elettori non ha selezionato solo alcuni quesiti, ma ha ritirato tutte le schede.#MaratonaYoutrend pic.twitter.com/EnvZb2n59r
Nessuno degli elettori dei partiti di governo, eccetto Noi Moderati, si è recato alle urne. Il centrodestra ha preferito adottare la strategia dell'astensione per boicottare il referendum e impedire il raggiungimento del quorum. Si parla, stando alle statistiche, di circa 12 milioni di elettori rimasti a casa.
Proprio su questo tema, il centrodestra preferisce scherzare. Nella giornata di oggi, 8 giugno 2025, sia Lega che Forza Italia hanno pubblicato due immagini che celebrano la prima giornata estiva in barba all'appuntamento elettorale: una chiara provocazione al centrosinistra.