Il quorum non sarà raggiunto e questo deve far capire al centrosinistra che la strada da intraprendere per contrastare Meloni è un’altra. Questo ha detto, in estrema sintesi, il segretario di Italia Viva Matteo Renzi nella mattinata di oggi, 9 giugno 2025. Puntuale come sempre, l’ex premier sale in cattedra per spiegare ai leader dei principali partiti di opposizione come “fare il centrosinistra” e come poter essere una valida opposizione alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
Questa volta, tra l’altro, la critica a Schlein & co. era anche più sentita. Nel referendum che si è votato nelle giornate di ieri e di oggi, 8 e 9 giugno 2025, c’erano quattro quesiti sul mondo del lavoro che riguardavano una delle più celebri riforme del governo Renzi: il Jobs Act. Il leader di Italia Viva ha sempre celebrato le leggi sul lavoro come una propria vittoria, mentre i sindacati ritengono che sia una delle riforme peggiori della storia del Paese.
Tuttavia, sembra sempre che Renzi sia rimasto fermo al 2014, quando il Partito Democratico da lui guidato celebrava record di consensi. Oggi, Italia Viva registra poco più del 2% secondo i sondaggi e, in caso di elezioni, dovrà per forza costruire un’alleanza per restare in Parlamento: una situazione ben diversa da Pd, M5s e Avs che oggi sono più che certi della loro riconferma in caso di voto. Questi numeri consentono davvero al leader di IV di dare lezioni su come essere un buon centrosinistra?
“Ormai è evidente che il quorum non sarà raggiunto” spiega il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, nella sua Enews, sbilanciandosi su un risultato ormai già acquisito. Il referendum dell’8 e 9 giugno, sebbene manchi ancora qualche ora alla chiusura dei seggi, è fallito: secondo i dati più recenti, ieri l’affluenza era ferma al 22%. Un dato ben lontano dal 50%+1 che avrebbe consentito al referendum di essere valido: alle urne si sono recate 11,2 milioni di persone aventi diritto al voto, ma ne sarebbero state necessarie 25,5.
Secondo Renzi, il fallimento del referendum sul lavoro e sulla cittadinanza deve essere uno spunto di riflessione per i principali partiti del centrosinistra. Un modo, come dice il leader di IV, per guardare “al futuro e non al passato”:
Una “lezione”, quella di Renzi, che torna ogni volta che i principali partiti di centrosinistra subiscono una batosta o non raggiungono il risultato sperato. Il leader di Italia Viva, sebbene faccia parte del campo largo, è spesso una voce fuori dal coro e insiste affinché venga dato più spazio alle istanze proposte da Italia Viva, parzialmente accolte da Pd e osteggiate in alcuni casi da M5s e da Avs.
Un discorso che torna spesso è quello del “centro”. Secondo Renzi, per contrastare Meloni bisogna assumere posizioni più moderate rispetto a quelle del centrosinistra attuale, curandosi così di rappresentare anche una parte della popolazione che spesso non si identifica nei principali partiti dell’opposizione. La questione del “centro” è stata portata avanti anche dopo le elezioni in Liguria dello scorso anno, dove l’esclusione dei moderati è costata cara al centrosinistra: il candidato Orlando ha perso contro l’avversario di destra Bucci.
Tuttavia, i recenti sondaggi rivelano che le strategie di Renzi, almeno negli ultimi mesi, non ripagano. Basti pensare alla più recente delle rilevazioni di SWG per capire quale centrosinistra preferiscano gli attuali elettori: il Partito Democratico è la seconda forza politica italiana e ha ridotto lo stacco con Fratelli d’Italia, il Movimento Cinque Stelle è terzo e viaggia da tempo sopra all’11%, Alleanza Verdi e Sinistra si attesta tra il 6 e 7%. E Italia Viva? Registra poco più del 2%, una percentuale che non consentirebbe a Renzi & co. neanche di entrare in Parlamento.
Le intenzioni di voto SWG per @TgLa7 pic.twitter.com/7EgiYbh3qf
— SWG (@swg_research) June 2, 2025