10 Jun, 2025 - 11:40

Referendum 2025, il centrosinistra esce a pezzi: ecco le fragilità messe a nudo dal voto

Referendum 2025, il centrosinistra esce a pezzi: ecco le fragilità messe a nudo dal voto

Dopo il voto di ieri, al quale hanno partecipato 14 milioni di persone, e la manifestazione per la popolazione civile a Gaza, “l'alternativa al governo Meloni è più vicina”: questo è il quadro della situazione offerto dalla segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, in un’intervista a la Repubblica del 10 giugno 2025, in merito al voto sui referendum su cittadinanza e lavoro. Una visione senz’altro ottimista, ma che omette diverse fragilità emerse dall’esito delle urne, in particolare il numero esiguo di Sì sul quesito relativo alla cittadinanza.

Nella giornata di ieri, il Partito Democratico ha provato a valorizzare la partecipazione – nonostante i numeri non fossero elevati. Sui social, i dem hanno pubblicato un post celebrando i 13 milioni di Sì (rivelatisi poi, da un’analisi più accurata, essere 12,3 milioni), sostenendo che ciò avrebbe consentito un sorpasso sul centrodestra, che alle politiche del 2022 ottenne circa 12,3 milioni di voti. L’asticella minima fissata dal dem Francesco Boccia, per quanto non fondata su un chiaro legame logico, sarebbe stata quindi superata, dando secondo il PD un segnale politico forte.

Anche altri leader del centrosinistra hanno insistito sulla partecipazione al referendum, sostenendo che tra i 14 e i 15 milioni di elettori si siano recati alle urne. Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ha ribadito che la sinistra si è lasciata trascinare da battaglie ideologiche, mentre il segretario di +Europa, Riccardo Magi, ha attaccato il M5S. Solo il segretario generale della CGIL, Maurizio Landini, ha colto il reale significato del voto, parlando di una “sconfitta senza se e senza ma”. Se non è arrivato nemmeno un segnale politico forte, cosa resta allora della votazione?

I numeri del referendum 2025

Nemmeno l'asticella minima, il cosiddetto “quorum di Boccia”, è stata raggiunta. Il referendum dell’8 e 9 giugno era difficile da portare a "casa" fin dall’inizio, ma pochi si aspettavano una partecipazione così bassa: appena il 30,6%, uno dei dati più deludenti nella storia repubblicana. Nonostante ciò, si è cercato di salvare il salvabile, anche a costo di forzare la lettura dei numeri.

Il Partito Democratico, ad esempio, ha diffuso l’idea che i 13 milioni di Sì (poi rettificati a 12,3 milioni) equivalgano a un’affermazione politica, superando i voti ottenuti dal governo Meloni nel 2022. Tuttavia, si tratta di una rappresentazione fuorviante: non tutti i 14 milioni di votanti al referendum possono essere automaticamente considerati elettori del centrosinistra, né è detto che lo siano in altre tornate elettorali. Una comunicazione che si avvicina pericolosamente alla disinformazione.

Lo scontro all’interno del centrosinistra

Le divisioni nel “campo largo” non sono mancate. Mentre Schlein ha parlato di “ottimi risultati”, Matteo Renzi ha definito il referendum una “battaglia ideologica” fallita. D’accordo con lui anche Carlo Calenda, segretario di Azione, che ha votato No a tutti i quesiti su lavoro e Jobs Act.

Preoccupa in particolare la spaccatura sul tema della cittadinanza. Su questo quesito, che doveva rappresentare un punto di convergenza per l’intero centrosinistra, il Movimento 5 Stelle ha lasciato libertà di voto, portando a un risultato deludente. Riccardo Magi ha ipotizzato che molti elettori del M5S abbiano votato No, ricordando che Giuseppe Conte, quando era al governo con la Lega, aveva allungato i tempi per la concessione della cittadinanza.

Oggi, il deputato del M5S Agostino Santillo ha spiegato la posizione del partito: la semplice riduzione degli anni da 10 a 5 non li convinceva, e il movimento ha in cantiere una propria proposta.

I dati finali dei quesiti referendari

Hanno prevalso i Sì in tutti i quesiti, ma in maniera politicamente inefficace: il quorum non è stato raggiunto. L’affluenza si è fermata al 30,6%. Nel dettaglio:

  • Reintegro per licenziamenti illegittimi: 89,06% Sì
  • Indennità e limiti per i licenziamenti: 87,60% Sì
  • Tutela dei contratti a termine: 89,04% Sì
  • Responsabilità per infortuni sul lavoro: 87,35% Sì
  • Cittadinanza: 65,49% Sì – 34,51% No

Il quesito sulla cittadinanza, considerato il più simbolico, ha ottenuto il risultato più deludente, rivelando la debolezza della proposta e la scarsa coesione nel fronte progressista.

Riassunto in tre punti

  • Partecipazione bassa e quorum mancato: solo il 30,6% degli elettori ha votato; nessun quesito ha raggiunto il quorum, rendendo inefficaci i risultati nonostante la prevalenza dei Sì.
  • Centrosinistra diviso e comunicazione forzata: il PD ha presentato una sconfitta come vittoria; forti tensioni interne con Italia Viva, Azione e il M5S, soprattutto sul tema cittadinanza.
  • Esito simbolico e senza impatto: i quesiti hanno ottenuto ampi consensi tra chi ha votato, ma senza effetti pratici. Il quesito sulla cittadinanza ha evidenziato profonde crepe nel fronte progressista.

 

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