10 Jun, 2025 - 18:55

Il referendum del 2025 è stato un flop ma non è il peggiore della storia repubblicana: ecco perchè

Il referendum del 2025 è stato un flop ma non è il peggiore della storia repubblicana: ecco perchè

Urne semivuote, astensionismo diffuso e un’affluenza lontanissima dal quorum. Il referendum sulla cittadinanza e sul lavoro, indetto dal centrosinistra e promosso da diverse associazioni e sindacati, è naufragato: la partecipazione si è fermata intorno al 30%, ben lontana dal 50%+1 necessario per raggiungere il quorum. Inutili i tentativi di alcuni esponenti politici di presentare la partecipazione come relativamente alta, soprattutto se confrontata con le elezioni del 2022 che portarono al governo Meloni.

Un risultato che sa di sconfitta, ma che non sarà ricordato come il peggior referendum della storia repubblicana. Negli ultimi trent’anni, infatti, numerosi referendum sono naufragati per la scarsa affluenza, alcuni nemmeno capaci di superare il 30%. Il record negativo recente rimane quello del referendum del 2022, con poco più del 20% di partecipazione, un vero e proprio flop.

Qual è il motivo di questa scarsa affluenza? Alcuni imputano la colpa al crescente disinteresse degli elettori, altri alla natura poco chiara o troppo tecnica dei quesiti proposti, che hanno faticato a coinvolgere i cittadini. Non è un caso se negli ultimi anni si è riacceso il dibattito su una possibile riforma dell’istituto referendario, per evitare sprechi e facilitare l’esercizio della democrazia diretta.

I dati sul referendum 2025

Con circa il 30% di affluenza e poco meno di 14 milioni di votanti, il referendum sulla cittadinanza e sul lavoro è stato definito un flop anche dal centrodestra, non solo perché il quorum non è stato raggiunto, ma perché la distanza dal quorum è stata enorme. La partecipazione è in calo negli ultimi anni e inizia a essere impellente la necessità di riforme dell’istituto referendario. Mentre il centrosinistra spinge per la modifica del quorum, il centrodestra propone invece di aumentare il numero di firme richieste per indire un referendum, allo scopo di ridurre quelli definiti “inutili” e costosi.

L’affluenza così bassa renderà questa consultazione un appuntamento poco partecipato, anche se non il peggiore nella storia della Repubblica. Negli ultimi trent’anni ci sono stati diversi referendum con affluenza sotto il 30%. Vediamo alcuni esempi.

I peggiori referendum della storia repubblicana

Il primo referendum con affluenza sotto il 30% risale al 1997, quando furono proposti sette quesiti promossi da vari comitati insieme ai Radicali. Le tematiche riguardavano privatizzazioni, la carriera dei magistrati e l’abolizione dell’Ordine dei giornalisti. Il voto, auspicato da Marco Pannella e compagnia, fu un fallimento: l’affluenza arrivò a stento al 30%, ben lontana dal quorum.

Qualche anno dopo, nel 2003, due referendum proposti dalla sinistra radicale e moderata riguardavano il reintegro dei lavoratori licenziati senza giusta causa e la servitù coattiva degli elettrodotti. Anche in questo caso la partecipazione fu catastrofica, attestandosi al 25,75%. Leggermente peggio il referendum indetto sempre dai Radicali e da parte del centrosinistra sulla fecondazione assistita, che raggiunse il 25,4%, favorito dall’astensione consigliata dalla Chiesa cattolica.

Il dato più basso

Il vero disastro arrivò con il referendum del 2009 sulle elezioni alla Camera e al Senato, promosso da Mario Segni. I quesiti chiedevano l’abrogazione delle norme che consentivano alle liste concorrenti di collegarsi per ottenere il premio di maggioranza e la possibilità per un candidato di presentarsi in più circoscrizioni. L’affluenza toccò solo il 24%, uno dei dati più bassi mai registrati.

Questo dato rimase il peggior risultato fino al 2022, quando cinque quesiti sulla giustizia, indetti dal centrodestra in contemporanea alle elezioni amministrative, furono boicottati dall’elettorato. La partecipazione si fermò al 20,40%, segnando il nuovo minimo storico di affluenza per un referendum nazionale.

Celebri le parole del leader della Lega - e oggi vicepremier e ministro dei Trasporti, nonché promotore dell'astensione al più recente referendum - Matteo Salvini, il 9 giugno 2022 poco prima del voto: "Chi non va a votare perdere sempre".

 

Riassunto finale

  • Urne semivuote e astensionismo diffuso hanno portato a un’affluenza intorno al 30%, ben lontana dal quorum necessario per rendere valido il referendum del 2025 su cittadinanza e lavoro.
  • Nonostante la pesante sconfitta, questo referendum non è il peggiore della storia repubblicana, con casi passati che hanno fatto registrare affluenze addirittura inferiori al 25%.
  • La scarsa partecipazione è attribuita sia al disinteresse crescente degli elettori sia alla difficoltà di coinvolgere il pubblico con quesiti percepiti come poco chiari o lontani dalle loro priorità, riaprendo il dibattito su una riforma dell’istituto referendario.
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