Nel cuore di Garlasco, a quasi diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi, il caso continua a scuotere la comunità e le vite di chi ne è rimasto coinvolto. Oggi, a prendere la parola con forza è Giuseppe Sempio, padre di Andrea, il nuovo-vecchio indagato sulla scena di una vicenda che sembra non trovare mai una verità definitiva. "Vogliono incastrarlo", denuncia il padre, convinto che il figlio sia vittima di un complotto e di una pressione giudiziaria e mediatica insostenibile.
Giuseppe Sempio ricorda con lucidità la mattina del 13 agosto 2007, quando Chiara Poggi fu uccisa nella sua casa di via Pascoli. "Mio figlio era a casa con me, non mi devo inventare niente", afferma con decisione. Quella giornata, racconta, iniziò come tutte le altre: la sveglia, il caffè, i turni per il bagno e le normali dinamiche familiari. Andrea, neopatentato, aveva appena scoperto il piacere dell’autonomia grazie all’auto di famiglia, che usava per andare in libreria e coltivare la sua passione per la lettura.
Secondo la ricostruzione del padre, Andrea rimase in casa fino al ritorno della madre, intorno alle 10 del mattino. Solo dopo si sarebbe recato a Vigevano, dove uno scontrino del parcheggio, datato 10:18, avrebbe dovuto costituire il suo alibi. Ma oggi, quell’alibi è messo in discussione dagli inquirenti, che sospettano sia stata la madre a recarsi a Vigevano e non Andrea.
La famiglia Sempio vive da anni sotto una cappa di sospetto. "Ci sentiamo nudi. La nostra famiglia ora è dei carabinieri, del gip, dei giornalisti", racconta Giuseppe, spiegando come la loro quotidianità sia stata stravolta da continue intercettazioni, giornalisti e investigatori sempre presenti. "Non dormiamo, non sogniamo più", confessa, descrivendo una vita fatta di ansia, isolamento e paura.
Il padre di Andrea è convinto che il figlio sia stato scelto come "cavallo di Troia" per riaprire il caso, dopo che la condanna di Alberto Stasi, ex fidanzato della vittima, non ha mai convinto del tutto l’opinione pubblica. "Tutti i giorni salta fuori una cosa nuova contro mio figlio, hanno aperto sta cosa per incastrarlo", ribadisce Giuseppe, che vede nella nuova indagine una manovra orchestrata per trovare un nuovo colpevole.
Uno dei nodi centrali dell’inchiesta è lo scontrino del parcheggio di Vigevano. Giuseppe Sempio difende la scelta di averlo consegnato ai carabinieri: "L’ho fatto bene a tenerlo, lo rifarei anche tra 100 anni", afferma. Tuttavia, le incongruenze sugli orari e sulle persone effettivamente presenti a Vigevano quella mattina alimentano dubbi e sospetti. Andrea stesso, nelle intercettazioni del 2017, ammette difficoltà a ricordare con precisione i dettagli dopo tanti anni, mentre il padre conferma: "Gli orari li ho buttati lì...".
L’indagine ha avuto un impatto devastante sulla vita di Andrea Sempio. Sfrattato dalla sua abitazione, è tornato a vivere con i genitori, isolato e sotto pressione costante. "Ora vive qui con noi, certo è tornato qui per forza sennò dove va", spiega il padre, che cerca di trovare conforto nella vicinanza familiare, pur ammettendo che la situazione è diventata insostenibile.
Il delitto di Garlasco continua a dividere e a interrogare. Le nuove piste investigative, le teorie alternative e le accuse incrociate rendono il quadro sempre più complesso. Giuseppe Sempio, però, non ha dubbi: "Mio figlio non è un assassino. Vogliono solo trovare un capro espiatorio". Il tempo, forse, dirà se la sua voce sarà ascoltata o se il caso resterà per sempre avvolto nel mistero.