Non è affatto sorpresa dal risultato del referendum né dalla reazione del centrosinistra. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, esordisce così durante un’intervista in video-collegamento in occasione del Festival per il venticinquesimo anniversario della nascita di Libero Quotidiano. La premier ha ribadito che ogni volta che il centrosinistra vince le elezioni parla di trionfo della democrazia, mentre quando perde si lamenta dell’assenza di democrazia. A suo avviso, la volontà di alcuni esponenti del centrosinistra di rivedere il quorum nell’istituto referendario è la prova lampante di questa incoerenza.
Il commento più surreale, però, non riguarda l’abolizione del quorum, bensì il ragionamento sui voti ottenuti nel referendum. Alle urne si è recato solo il 30% degli italiani, che il centrosinistra considera un numero superiore agli elettori che hanno premiato il centrodestra nelle elezioni del 2022. Meloni, tuttavia, non condivide questa lettura: si può parlare di vittoria solo se si raggiunge il quorum. Inoltre, la premier smentisce i dati diffusi dal Partito Democratico sugli elettori e sottolinea che il referendum è costato 400 milioni di euro.
Meloni loda poi l’attuale legge sulla cittadinanza, definendola ottima. Ritiene inutile modificarla e si dichiara soddisfatta di essere in linea con la maggioranza degli italiani. Per lei, ridurre da 10 a 5 anni il tempo necessario per ottenere la cittadinanza sarebbe una decisione insensata.
Uno spreco di risorse pubbliche che ha dimostrato come l’opposizione sia distante dalle esigenze degli italiani. Giorgia Meloni, ospite al Festival per il venticinquesimo anniversario di Libero Quotidiano, parla senza filtri del recente referendum promosso dall’opposizione, che ha registrato un’affluenza del 30%. Secondo la premier, il referendum è costato circa 400 milioni di euro e ha evidenziato il distacco della sinistra dai bisogni della popolazione.
Due sono i temi che più l’hanno irritata: il primo riguarda la proposta di abolire il quorum, che, secondo Meloni, evidenzia l’incoerenza del centrosinistra, che parla di democrazia solo quando conviene; il secondo riguarda il numero di voti con cui il centrosinistra afferma di aver superato il centrodestra, che ha ottenuto 12,3 milioni di voti alle elezioni.
Il quesito referendario che ha raccolto il maggior numero di “no” (65,34%) è quello sulla cittadinanza. Presentato come la battaglia di civiltà del centrosinistra e il referendum più importante, ha avuto un consenso molto più basso rispetto agli altri quesiti, soprattutto quelli sul lavoro e l’abolizione delle residue parti del Jobs Act. Meloni non nasconde il suo disappunto per la proposta di cambiamento avanzata dal centrosinistra.
Ribadisce come la legge sulla cittadinanza, risalente al 1992, sia ottima e definisce “sciocchezza” la proposta di ridurre da 10 a 5 anni il periodo per ottenere la cittadinanza. Spiega che molte persone dopo cinque anni in un paese decidono di andarsene, quindi abbassare il limite non avrebbe senso:
Si è discusso anche di una possibile modifica della legge sulla cittadinanza tramite il Parlamento, proposta da Riccardo Magi, segretario di +Europa e promotore del referendum. Meloni ribadisce che l’attuale legge non è in discussione e auspica che non vengano fatti ulteriori cambiamenti, perché andrebbero contro gli interessi degli italiani.
Nei giorni scorsi, Forza Italia, partito di governo insieme a Giorgia Meloni, ha presentato una propria proposta di legge che prevede l’acquisizione della cittadinanza tramite un percorso scolastico di 10 anni con risultati meritevoli. La proposta include anche una rimodulazione dello ius sanguinis, che limita la trasmissione della cittadinanza per discendenza.