13 Jun, 2025 - 13:00

Referendum 2025, furia del Pd contro il governo: "Ecco come hanno boicottato il voto degli italiani all'estero"

Referendum 2025, furia del Pd contro il governo: "Ecco come hanno boicottato il voto degli italiani all'estero"

Non si placano le polemiche sul referendum degli scorsi 8 e 9 giugno 2025. Il voto popolare chiesto a gran voce dal Partito Democratico, da Alleanza Verdi Sinistra e dal Movimento Cinque Stelle - assieme alla Cgil - sul lavoro e sulla cittadinanza è fallito a causa del mancato raggiungimento del quorum. A votare si sono recate tra le 14 e le 15 milioni di persone, raggiungendo soltanto il 30% dell'affluenza: troppo distante rispetto al 50%+1 per rendere valido il voto. Dopo la sconfitta, però, le opposizioni recriminano un boicottaggio del voto.

Il Partito Democratico, nelle scorse ore, ha sollevato la questione del voto estero e della sua gestione da parte del governo Meloni. Il deputato dem, Toni Ricciardi, ha detto che le urne per i residenti all'estero non sono state gestite nel migliore dei modi, accusando l'esecutivo nazionale di essere incompetente e volutamente negligente. Il governo non ha badato più di tanto alle polemiche intorno al referendum, ma sembra che nei prossimi giorni la questione possa ancora tornare al centro del dibattito.

Il referendum dell'8 e 9 giugno 2025 doveva essere l'occasione per dimostrare alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che molti sono insoddisfatti del suo governo: "un avviso di sfratto da Palazzo Chigi", come ha detto qualche esponente del centrosinistra. Di recente, Meloni è tornata sul risultato del voto e sui quesiti proposti dai promotori.

L'accusa del centrosinistra sul referendum

La questione referendum si è chiusa alle 15 del 9 giugno scorso, quando sono arrivati gli esiti che accertavano la partecipazione del solo 30% degli aventi diritto al voto alle urne. Una sconfitta sonora che non esime, però, il centrosinistra dal criticare il governo Meloni sulla gestione del voto all’estero. Toni Ricciardi, deputato e vicepresidente del gruppo Pd alla Camera, ha espresso forte indignazione per la risposta del governo riguardo al voto degli italiani residenti fuori dal Paese nei recenti referendum.

Ha sottolineato che, nonostante le difficoltà e le scelte restrittive dell’esecutivo sulla cittadinanza, oltre un milione di italiani residenti all’estero ha comunque votato. Ricciardi ha criticato il governo per aver assegnato meno della metà delle risorse necessarie alle sedi diplomatiche per organizzare il voto, e ha contestato l’argomento secondo cui molti plichi sarebbero stati inviati a indirizzi non corretti, ricordando che spetta proprio al governo verificare queste informazioni.

Inoltre, ha denunciato la mancanza di comunicazione e pubblicità sui referendum rivolti agli italiani all’estero, che ha definito volutamente insufficiente, con il risultato che molti cittadini non sono stati informati o non hanno ricevuto il materiale elettorale. Infine, ha accusato l’attuale governo di considerare gli italiani all’estero non come una risorsa, ma come uno spreco, e ha avvertito che qualsiasi tentativo di modificare la legge elettorale per gli italiani all’estero da parte dell’esecutivo sarebbe illegittimo, riservandosi di rivolgersi al presidente della Repubblica.

L'esito del referendum

Oggetto di grandi discussioni negli scorsi mesi, il referendum sulla cittadinanza e sul lavoro è stato votato solo dal 30% degli italiani: un numero che si aggira tra i 14 e i 15 milioni di cittadini, di questi solo 12,3 milioni hanno votato sì. L’elettorato del centrodestra, a eccezion fatta di "Noi Moderati" che ha votato 5 No, si è astenuto portando così il referendum a naufragare per via del quorum. Il centrosinistra si è spaccato sul voto ai quesiti: mentre Pd, Avs e 5S hanno insistito per 5 Sì, l’ex Terzo Polo si è detto favorevole solo al quesito sulla cittadinanza.

Dopo il referendum, l’opposizione è uscita più spaccata di prima. Da una parte, i movimenti del centrosinistra puntano il dito contro chi ha votato "No" al quesito sulla cittadinanza – per lo più elettori pentastellati – dall’altra il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, parla di un centrosinistra ancorato a "questioni fuori dal tempo".

Il commento di Meloni

Nella giornata di ieri, 12 giugno 2025, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha parlato al festival per i venticinque anni di Libero Quotidiano. In video collegamento, la premier ha ribadito come il referendum sia stato uno spreco di risorse e abbia mostrato quanto il centrosinistra sia lontano dalle reali problematiche del Paese.

Meloni ha anche parlato della legge sulla cittadinanza, dicendo che quella attualmente in vigore, risalente al 1992, va bene e non necessita di ulteriori modifiche o di agevolazioni per concedere la cittadinanza.

Riassunto in tre punti

  • Fallimento del referendum: Il referendum su lavoro e cittadinanza non ha raggiunto il quorum, fermandosi al 30% di affluenza.
  • Accuse dell’opposizione: Il centrosinistra denuncia la cattiva gestione del voto estero da parte del governo, soprattutto per la mancanza di risorse e comunicazione.
  • Reazioni politiche: Il referendum ha aumentato le spaccature interne all’opposizione; Meloni ha bollato l’iniziativa come inutile e confermato la validità della legge attuale sulla cittadinanza.

 

 

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