La sinistra si spacca anche sui cortei per la pace. Il 21 giugno 2024 Roma ha ospitato due manifestazioni distinte ma convergenti nei contenuti, entrambe organizzate per chiedere lo stop al riarmo, la fine del conflitto in Medio Oriente e la cessazione di tutte le guerre. Due cortei, due piazze, due modi diversi di interpretare l’impegno pacifista.
Il primo corteo si è radunato nei pressi della Piramide Cestia ed è proseguito fino a Porta San Paolo. L’iniziativa è stata promossa da numerose associazioni per la pace, con il sostegno di Alleanza Verdi e Sinistra (Avs) e del Movimento 5 Stelle. Presenti diversi esponenti politici dell’area progressista, ma ha pesato l’assenza della segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, e della gran parte della sua formazione, da tempo divisa sulle questioni relative al riarmo europeo.
A intervenire pubblicamente sono stati i co-portavoce di Avs, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, insieme al leader del M5S, Giuseppe Conte. Tutti hanno ribadito la loro netta contrarietà al piano "ReArm Europe", promosso dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che prevede un massiccio investimento comunitario nel comparto bellico nei prossimi anni.
La linea del Partito Democratico resta frammentata: da un lato, l’area vicina a Schlein si mostra critica verso la militarizzazione dell’Europa; dall’altro, il fronte più centrista e liberale, legato a figure come Stefano Bonaccini, ritiene il piano necessario per la difesa europea.
Alla domanda sull’assenza del PD in piazza, Conte ha risposto con diplomazia:
Ha poi ricordato che il PD ha condiviso la mozione unitaria sulla pace e ha annunciato la presenza del M5S al vertice NATO all’Aia, previsto per il 24 giugno, al quale parteciperà anche la premier Giorgia Meloni.
Manifestazione per la #pace, @AngeloBonelli1 (@europaverde_it): "#Meloni umilia l'Italia, non siamo la colonia di #Trump e #Netanyahu. Basta #guerra"#Conte (#M5s): "C'è un popolo contrario al #riarmo, il governo taglia su #sanità e #istruzione"#21giugno pic.twitter.com/c49ut4Crwp
— Tag24 (@Tag24news) June 21, 2025
Fratoianni ha ribadito che la piazza di oggi rappresenta "il posto giusto per chi crede nella pace" e ha denunciato l’immobilismo del governo italiano, definendolo “silente, complice e subalterno” rispetto a quanto sta accadendo a Gaza. Bonelli ha rincarato la dose, accusando la premier Meloni di “umiliare l’Italia” con il suo atteggiamento verso Israele, e si è chiesto perché lo Stato ebraico non sia stato colpito da sanzioni, a differenza della Russia.
Contemporaneamente, un secondo corteo ha preso vita da Piazza Vittorio Emanuele II. Organizzato da sigle della sinistra radicale, ha registrato, secondo gli organizzatori, oltre 30.000 partecipanti. Anche qui, gli obiettivi erano la fine delle guerre e del riarmo, ma con un taglio nettamente più critico nei confronti delle altre forze politiche progressiste.
I manifestanti di Piazza Vittorio hanno volutamente preso le distanze dal corteo promosso da Arci, Avs e M5S, giudicandolo ipocrita e incoerente. Numerosi gli interventi che hanno ricordato le responsabilità di PD e M5S nelle scelte politiche dei governi precedenti, in particolare sul tema delle armi e delle politiche di sicurezza.
Tra le voci più dure, quella di Giuliano Granato, portavoce nazionale di Potere al Popolo, che in un’intervista a Tag24 ha dichiarato: "Senza il sostegno occidentale, Netanyahu non potrebbe muovere un passo. Bisogna fermare concretamente l’invio di armi". Granato ha poi lodato i portuali italiani che hanno impedito l’invio di carichi bellici e ha accusato la classe dirigente di essere “complice” di quanto avviene in Palestina e in Iran.
Manifestazione a #Roma per la pace del #21giugno, Granato (@potere_alpopolo ) a Tag24: “In piazza per dire no a qualsiasi forma di #riarmo, non esiste un riarmo buono” pic.twitter.com/xJBA99F3S4
— Tag24 (@Tag24news) June 21, 2025
Nonostante le divergenze sui metodi e sui soggetti coinvolti, le due manifestazioni hanno dimostrato che una parte consistente della società civile italiana è mobilitata contro la logica della guerra e del riarmo. Le immagini delle bandiere, degli striscioni e dei flash mob finali parlano di un desiderio condiviso: fermare il conflitto e restituire centralità alla pace, senza ambiguità.