Non c'è tempo da perdere. Dopo il peggioramento della crisi in Medio Oriente, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha convocato e presieduto questa mattina una conferenza telefonica d’urgenza. Alla riunione hanno partecipato il Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani, il Vicepresidente Matteo Salvini, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il ministro della Difesa Guido Crosetto, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, i sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, insieme ai vertici dell’intelligence. Durante l’incontro è stata affrontata la situazione relativa ai siti iraniani colpiti negli ultimi attacchi. Una valutazione più precisa dell'entità dei danni arriverà nelle prossime ore.
L’evolversi della crisi è seguito con la massima attenzione dal Governo, che monitora costantemente tutti gli aspetti, dalla sicurezza dei cittadini italiani presenti nell’area — con cui la Farnesina mantiene un contatto diretto — alle ricadute economiche e di sicurezza. La premier continuerà nelle prossime ore a confrontarsi con i principali alleati internazionali e i leader della regione. L’Italia resta impegnata a favorire ogni sforzo di de-escalation e dialogo tra le parti.
La presidente del Consiglio Meloni ha sentito anche la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein. Sia la leader della maggioranza che quella dell'opposizione si sono confrontate sulla situazione. Il Partito Democratico ha tuttavia invitato il governo a fare pressione per favorire una descalation.
I negoziati come priorità assoluta per fermare il conflitto in corso tra Israele, Iran e Usa. Giorgia Meloni non intende perdere tempo e nella giornata di oggi, 22 giugno 2025, ha convocato una riunione d'urgenza per confrontarsi sulla situazione che nelle scorse ore è degenerata. Pochi i commenti da parte della maggioranza impegnati nel lavoro per trovare una soluzione diplomatica che possa portare a una descalation.
Al termine del vertice straordinario convocato dalla premier Giorgia Meloni dopo l’attacco statunitense all’Iran, il governo italiano conferma la propria linea improntata alla ricerca di una soluzione diplomatica. L’obiettivo resta quello di favorire il dialogo tra Israele, Iran e Stati Uniti. “La crisi è al centro dell’attenzione dell’esecutivo in tutte le sue implicazioni", ha dichiarato Meloni, sottolineando l’impegno per garantire la sicurezza dei connazionali nella regione e per gestire le ricadute economiche e geopolitiche.
Alla riunione hanno partecipato i vicepresidenti Antonio Tajani e Matteo Salvini, insieme ai ministri dell’Interno, della Difesa, dell’Economia e ai vertici dell’intelligence. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha segnalato un possibile allargamento dello scenario bellico, con attenzione particolare agli obiettivi statunitensi presenti sul territorio italiano. Il Viminale, intanto, ha rafforzato le misure di sicurezza già a partire dall’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. Dopo l'azione militare contro Teheran, le misure saranno ulteriormente intensificate, in particolare a tutela dei siti americani e israeliani in Italia.
Il ministro degli Esteri Tajani ha messo in guardia anche contro i rischi cibernetici, evidenziando la necessità di mantenere alta la vigilanza su ambasciate, luoghi di culto e infrastrutture strategiche. Il Comitato di analisi strategica antiterrorismo, riunito al Viminale, sarà seguito dal Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, presieduto dal ministro Piantedosi.
Tajani ha comunque rassicurato:
Le opposizioni chiedono chiarezza. La segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha avuto un lungo colloquio con la presidente del Consiglio, ribadendo la necessità di una posizione netta:
Anche Alleanza Verdi e Sinistra chiede che le basi italiane non vengano utilizzate “per una guerra folle”.
Il presidente del M5s, Giuseppe Conte, accusa l’esecutivo di procedere in modo disordinato e privo di visione:
Duro anche Matteo Renzi:
Meloni è attesa domani alla Camera per le comunicazioni in vista del Consiglio Europeo del 26 e 27 giugno, ma è prevedibile che il dibattito parlamentare sarà dominato dalla crisi mediorientale.