È morto, ieri 22 giugno 2025, Francesco Pazienza, faccendiere ed ex agente dei servizi segreti: protagonista di alcuni dei più oscuri capitoli della storia italiana recente. Francesco Pazienza, figura controversa legata a numerose vicende oscure della storia italiana tra gli anni ’70 e ’80, è morto all’età di 79 anni all’ospedale di Sarzana (La Spezia), dove era stato ricoverato nei giorni scorsi. Nato in provincia di Taranto nel 1946, viveva a Lerici, nel Golfo dei Poeti, dove stava trascorrendo gli ultimi anni affidato ai servizi sociali del Comune, dopo una lunga serie di condanne.
Il suo nome è stato associato a numerose inchieste giudiziarie e scandali politici. Affiliato alla loggia massonica P2 di Licio Gelli, Pazienza fu condannato a 14 anni di carcere per il crac del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi e per depistaggio nell’attentato alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980.
Uno degli episodi più emblematici della sua carriera fu la trattativa per la liberazione di Ciro Cirillo, assessore regionale campano rapito dalle Brigate Rosse nel 1981. Pazienza intervenne come mediatore, coinvolgendo anche ambienti legati alla camorra napoletana.
Entrato nel Sismi alla fine degli anni ’70, ne uscì due anni dopo, travolto dallo scandalo P2 e dalle prime indagini sull’attentato di Bologna. Nel 1984 ammise l’esistenza di una struttura parallela all’interno dei servizi segreti, il cosiddetto “Super-Sismi”, che sarebbe stata coinvolta in operazioni clandestine e depistaggi. Anche se la Corte d’Appello di Roma smentì formalmente l’esistenza della struttura, alcune delle attività illecite vennero riconosciute nei procedimenti giudiziari.
Dopo un periodo di latitanza negli Stati Uniti, fu arrestato nel 1985 ed estradato in Italia nel 1986. Nel 1995 arrivò la condanna definitiva per un’ulteriore attività di depistaggio: la collocazione dello stesso tipo di esplosivo usato nella strage di Bologna su un treno Milano-Taranto nel 1981.
Pazienza si è sempre dichiarato innocente. Nel suo ultimo libro, La versione di Pazienza, sostiene che la parola “faccendiere” – poi entrata nell’uso comune – fu coniata appositamente da
Eugenio Scalfari per definirlo. Nella stessa opera affermava:
Non mancavano ombre e leggende attorno alla sua figura. Il suo nome fu persino associato – anche se da lui sempre smentito – all’attentato a Papa Giovanni Paolo II, in seguito a un’affermazione di Ali Agca secondo cui Pazienza gli avrebbe fatto visita in carcere ad Ascoli Piceno.
Francesco Pazienza veniva chiamato "il faccendiere" perché era noto per il suo ruolo di intermediario e uomo d’affari nell’ombra, coinvolto in molte operazioni riservate e intrecci tra servizi segreti, ambienti politici, finanziari e massonici nell’Italia degli anni ’70 e ’80.
Il caso che forse più lo segnò fu quello del Banco Ambrosiano. Secondo le indagini, Roberto Calvi – in difficoltà finanziarie – si sarebbe rivolto a lui per ottenere supporto attraverso i suoi contatti, ottenendo in cambio fondi e coperture. Il Banco Ambrosiano non fallì, scriveva Pazienza: