Ieri pomeriggio, l'ufficio stampa del Partito Democratico ha diramato questo comunicato:
In allegato, i responsabili comunicazione dem hanno anche messo un breve video
Al Pride di Budapest parte il coro per @ellyesse, la segretaria del @pdnetwork Ecco la sua reazione???? pic.twitter.com/ORbS3qCmT5
— Tag24 (@Tag24news) June 28, 2025
Ora: tutto questo materiale rischia paradossalmente di rivoltarsi contro il Pd, la sua segretaria e tutte le altre persone che hanno preso parte al Pride di Budapest perché l'evento era stato vietato dal Governo di Orban. E quanto diffuso, evidentemente, è una prova schiacciante che la legge è stata trasgredita.
Rischiano di finire nei guai, in ogni caso, in circa 100 mila: quanti ieri hanno sfilato a Budapest per i diritti della comunità Lgbtqi+ e, più in generale, per la democrazia e la libertà.
Ma come è possibile?
Incredibile a dirsi: ma in un Paese dell'Unione Europea, chi manifesta in maniera pacifica rischia grosso. Orban, del resto, aveva avvisato nella speranza (dimostratasi vana) di far fallire la manifestazione:
aveva detto il premier magiaro alla vigilia della manifestazione con la motivazione di proteggere i bambini dalla visione di uno spettacolo sconcio.
Ma tant'è: in Italia, c'è stato chi, come Ilaria Salis, ha preso molto sul serio quella minaccia. Chi, invece, come Carlo Calenda oltre a Elly Schlein, se n'è fregato.
Ma ora cosa rischia nel concreto chi ha manifestato?
Sulla questione è intervenuto il ministro della Giustizia ungherese, Bence Tuzson, il quale prima di tutto ha ribadito che la manifestazione era legittimamente vietata.
L'organizzatore formale, il sindaco di Budapest Gergely Karacsony, potrebbe rischiare un anno di carcere e una multa per aver reso possibile l'evento.
E ai partecipanti, compresi i politici che sono accorsi da tutt'Europa per partecipare al Pride in riva al Danubio, cosa aspetta?
Tutte le persone che hanno partecipato alla marcia potrebbero essere costrette a pagare delle multe. Del resto, sono state tutte identificate grazie all'uso del riconoscimento facciale basato sull'intelligenza artificiale. Fidesz, il partito di Viktor Orban, ha poi già semplificato l'iter del processo di emissione delle sanzioni pecuniarie.
Quindi anche i politici stranieri potrebbero essere raggiunti presto da una cartella con una richiesta di pagamento. A quel punto, Schlein, Calenda e soci cosa potrebbero fare?
Kristof Andras Kadar, co-presidente del Comitato Helsinki, un'organizzazione per i diritti umani, ha ipotizzato questo scenario.
L'ambasciatore italiano a Budapest, Manuel Jacoangeli, intanto, ha fatto sapere che per tutti i nostri connazionali ci sarà la "massima attenzione".
Ciò che anche nei prossimi giorni sarà di sicuro al centro delle polemiche è l'utilizzo che le autorità ungheresi hanno annunciato di voler fare delle telecamere ad alta definizione.
Le immagini sono state elaborate in tempo reale da sistemi biometrici avanzati che, sfruttando algoritmi basati su tecniche come il deep learning, sono pronte ad analizzare i volti con database biometrici già esistenti come archivi di carte di identità, precedenti penali e altri registri governativi. Il tutto per risalire all'identità di tutti i manifestanti, politici compresi. E far pagare loro il conto con la giustizia in salsa magiara.