Oggi sono cent'anni dalla nascita di un grande italiano: Giorgio Napolitano, il primo Presidente della Repubblica a essere stato eletto Capo dello Stato due volte, nel 2006 e nel 2013.
Nato a Napoli il 29 giugno del 1925, è stato un politico che ha attraversato da protagonista oltre sessant'anni di storia repubblicana.
Parlamentare quasi ininterrottamente dal 1953 al 1996, europarlamentare per due mandati, è stato presidente della Camera e nominato senatore a vita da Carlo Azeglio Ciampi nel 2005, prima ancora che fosse eletto al Quirinale.
La sua carriera politica si è svolta per intero tra le fila del Partito Comunista dove, però, insieme a un altro Giorgio, Amendola, ha sempre incarnato l'ala riformista.
Per distinguerli, una volta assicurata una certa discrezione, il primo veniva chiamato dai compagni di partito "il grasso"; lui, invece, "il secco". La sua figura signorile prima ancora che in politica lo fece avvicinare, giovanissimo, al mondo del teatro.
Del resto, studente presso l'Umberto I, il mitico liceo classico di Napoli, ha fatto da subito parte della classe dei numeri uno con, tra gli altri, lo scrittore Raffaele La Capria, i registi Giuseppe Patroni Griffi e Francesco Rosi, il giornalista Antonio Ghirelli.
Molti lo ricordano per un'abilità tutta sua: nei mesi invernali, era capace di muoversi in maniera disinvolta con il cappotto non infilato ma solo appoggiato sulle spalle, come se fosse un mantello.
Del resto, aveva il physique du rôle di un cavaliere d'altri tempi che si aggirava tra le sezioni del Pci, le stanze di Botteghe Oscure e, ben presto, tra quelle delle istituzioni. Italiane ed europee.
Da sempre riconosciuto come il "ministro degli Esteri" del Pci, è stato uno dei pochi comunisti ad aver avuto ottimi rapporti con le amministrazioni Usa anche nel periodo della Guerra Fredda.Di seguito, è stato un grande europeista.
Sposato con Clio Maria Bittoni, ha avuto due figli: Giovanni e Giulio. Il primo, nato nel 1961, ha lavorato a lungo nell'Antitrust. Il secondo è nato nel 1969 e insegna diritto amministrativo presso l'Università degli Studi di Roma Tre. Proprio quest'ultimo, nei mesi scorsi, a due anni dalla scomparsa, gli ha dedicato un libro edito da Mondadori: "Il mondo sulle spalle".
E quindi: non solo il cappotto sulle spalle. Ma il mondo. Nel senso che Napolitano ha fatto parte di una generazione di italiani che, ventenni alla caduta del fascismo e alla nascita della Repubblica, avvertiva le vicende del mondo in maniera così viscerale da farne una questione personale.
"Eravamo malati di gigantismo", molti di loro hanno ripetuto nel tempo. E in effetti: nell'epoca delle grandi ideologie, era difficile non ricondurre tutto alla politica.
Proprio per questo, il secondogenito di Giorgio Napolitano, Giulio, gli ha dedicato il libro che Walter Veltroni ha descritto così:
Giulio Napolitano, nel libro che ha dedicato al padre, ha descritto il peso della responsabilità che il genitore ha sempre avvertito nel corso della sua lunghissima carriera politica. La descrive come "piena di battaglie appassionate, cause giuste e sbagliate".
A tal proposito: un errore storico che venne sempre rinfacciato a Giorgio Napolitano fu quello di non aver preso le distanze dall'invasione sovietica in Ungheria nel 1956.
Insieme a tutto il gruppo dirigente togliattiano, anzi, applaudì ai carrarmati a Budapest. E solo molto più tardi lui stesso riconobbe che fu "un tragico errore" (che magari dovrebbe far riflettere ora, quando i carrarmati di Mosca continuano ad invadere l'Ucraina).
Ma sul suo conto non si può non ricordare anche una scelta tanto più significativa e lungimirante dal 7 ottobre 2023: Napolitano è stato (anche) tra i fondatori dell'associazione "Sinistra per Israele".
C'è anche questo nel libro di Giulio, assieme al mitico rigore del padre, prima nella casa di Monteverde e poi in quella del rione Monti.
si legge nella quarta di copertina.
Napolitano è descritto come uno statista lucido e misurato, ironico e affabile anche se "in servizio permanente"; un uomo che ha potuto contare su una donna che non aveva il suo stesso carattere, ma non per questo meno valorosa come la signora Clio.
Oggi, tra chi ha ricordato Giorgio Napolitano pubblicamente, c'è stato anche Stefano Stefanini, suo consigliere sulla politica estera tra il 2010 e il 2013. Ha concluso il suo intervento apparso su La Stampa con queste parole: