I contribuenti che non aderiscono al concordato preventivo biennale continuano a tornare sotto l’occhio vigile dei controlli fiscali.
È il caso di dirlo, si sta pensando di tutto pur di convincere le Partite Iva a stringere la mano al Fisco: adesso, è il turno dei controlli sui conti correnti. È quanto comunicato dall’Agenzia delle Entrate, con le informazioni necessarie, nella circolare del 24 giugno 2025.
A cosa stare attenti? Parliamo subito di questi nuovi controlli serrati e mirati, cosa cambia e le eventuali sanzioni.
La circolare n. 9/E dell’Agenzia delle Entrate fa chiarezza sulle nuove regole per accedere al concordato preventivo biennale e sulle conseguenze per chi decide di non aderire all’accordo con il Fisco. Il documento, aggiornato con il decreto correttivo n. 81/2025, funge da vero e proprio vademecum, rispondendo ai dubbi più comuni sull’argomento.
Ricordiamo che il concordato preventivo biennale, al centro di diverse modifiche, è uno strumento pensato per agevolare il pagamento spontaneo delle imposte. Possono accedervi i contribuenti che svolgono attività d’impresa, arti o professioni e che utilizzano gli Indici Sintetici di Affidabilità (ISA).
In sostanza, si tratta di un accordo biennale con il Fisco che permette di versare le tasse non in base ai guadagni effettivi, ma secondo una stima preventiva fornita dall’Amministrazione finanziaria. Tuttavia, la legge esclude dall’accesso chi ha debiti tributari arretrati o pendenze contributive.
Proprio su questo punto la circolare del 24 giugno avverte: per chi non aderirà al concordato biennale 2025-2026, o per chi perderà i benefici dell’accordo, sono in arrivo controlli più stringenti sui conti correnti, sugli investimenti e sui depositi.
L’intensificazione delle verifiche riguarderà i titolari di partita Iva che scelgono di non accettare la proposta del Fisco, a tutela della correttezza fiscale.
Questa nuova ondata di controlli non è indicatrice di un cambiamento radicale, ma tuttalpiù di un nuovo equilibrio influenzato dagli effetti dell’adesione al concordato.
Chi decide di sottoscrivere questo accordo fiscale viene escluso dalle normali procedure di accertamento per tutta la durata del biennio interessato, mentre sarà riservata maggiore attenzione a chi, invece, non accetta la proposta. In sostanza, si tratta di un premio per gli aderenti al patto.
La circolare dell’Agenzia delle Entrate del 24 giugno 2025 fornisce indicazioni precise su come saranno organizzati i controlli aggiuntivi rivolti alle partite Iva che, appunto, decidono di non aderire al concordato preventivo biennale.
Il punto di partenza sarà un utilizzo sistematico e approfondito dei dati presenti nelle numerose banche dati a disposizione dell’Amministrazione finanziaria, ma non solo, per monitorare con maggiore efficacia chi non ha aderito al patto fiscale.
Quindi, se nulla cambia per gli aderenti, per chi ha deciso di non sottoscrivere il patto con il Fisco, sono in arrivo nuovi controlli.
Con la legge n. 143/2024, sono state introdotte nuove e più restrittive misure per i contribuenti che non aderiscono al concordato preventivo biennale o che ne decadono.
Oltre a un rafforzamento dei controlli fiscali, la normativa abbassa le soglie per l’applicazione delle sanzioni accessorie relative a imposte dirette e Iva, rendendo le conseguenze per i non aderenti decisamente più pesanti.
Le sanzioni amministrative accessorie, come previsto dall’articolo 21 del decreto legislativo n. 472/1997, comprendono:
Combinate con un sistema di controllo fiscale sempre più incisivo e mirato, le sanzioni sopra indicate rappresentano un deterrente significativo per chi sceglie di non aderire al concordato preventivo biennale.