Un fiore di marijuana all'occhiello della sua giacca: è con questo dettaglio che ieri il segretario di +Europa, l'onorevole Riccardo Magi, si è presentato alla Camera in occasione del question time con il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida. Un gesto simbolico, tutt’altro che casuale: attraverso l'interrogazione parlamentare, Magi ha chiesto conto delle misure che il Governo intende adottare per tutelare la filiera della canapa industriale, oggi in grave difficoltà.
Il motivo? Il decreto Sicurezza. L’articolo 8 della legge vieta infatti qualsiasi attività di importazione, cessione, lavorazione, distribuzione, commercio, trasporto, invio, spedizione o consegna di infiorescenze di Cannabis sativa L. (anche se essiccate, triturate o semilavorate), così come di estratti, resine e oli da esse derivati. L’ennesimo stop per un settore che, negli ultimi anni, ha dovuto convivere con una perenne incertezza legislativa.
Durante l'interrogazione, Magi ha incalzato il ministro Lollobrigida riportando l’attenzione proprio sul fiore di marijuana appuntato sulla sua giacca: “Stiamo parlando di una pianta, di un fiore all’occhiello che io porto qui, all’occhiello della mia giacca, e che non ha effetti droganti. Vi siete resi conto che il decreto Sicurezza ha creato un problema a un settore imprenditoriale e industriale che impiega tantissimi giovani, in una filiera completamente italiana?”.
Nella replica, il ministro dell’Agricoltura Lollobrigida ha precisato che l’intento del Governo non è stato “in alcun modo criminalizzare un intero settore”, bensì colpire “condotte commerciali ai margini della legalità”, intervenendo per prevenire che “l’assunzione delle infiorescenze possa favorire, attraverso l’alterazione dello stato psicofisico dell’assuntore, comportamenti che espongano a rischio la sicurezza pubblica e stradale”.
“Ciò che era lecito resta lecito”, ha concluso Lollobrigida, ribadendo però il “divieto di commercializzazione, sotto ogni forma, delle infiorescenze della canapa separate dal resto della pianta – anche se coltivata ai sensi della legge 2 dicembre 2016, n. 242 – nonché dei prodotti che le contengono o ne sono costituiti, come estratti, resine e oli”. A rassicurazione degli operatori del settore, il ministro ha annunciato la prossima pubblicazione di una circolare interpretativa che chiarirà definitivamente l’applicazione delle nuove disposizioni.
La replica del ministro Lollobrigida non ha però convinto il segretario di +Europa, che ha ribadito come il titolare del dicastero dell’Agricoltura “abbia parlato di alterazioni dello stato psicofisico, mentre noi stiamo discutendo di una sostanza che non produce alcuna alterazione”. Magi ha inoltre richiamato la presa di posizione unanime della Conferenza Stato-Regioni, che ha chiesto formalmente al Governo – con il sostegno anche delle amministrazioni di centrodestra – di modificare la norma e fare un passo indietro.
Un appello condiviso anche dalle principali associazioni di settore – Cia, Coldiretti, Confagricoltura, Canapa Sativa Italia e Filiera Italia – che continuano a chiedere un intervento urgente per ripristinare certezza normativa e ridare fiducia nella filiera. Il rischio, denunciano, è quello di compromettere un comparto che impiega oltre 23mila lavoratori e genera un impatto economico diretto superiore al miliardo di euro. Per questo, le organizzazioni produttive e sindacali chiedono l’apertura immediata di un tavolo di confronto e una modifica del provvedimento, così da scongiurare la chiusura di numerose aziende, il trasferimento delle attività all’estero e la perdita di migliaia di posti di lavoro.
La singolare protesta di Riccardo Magi – con il suo “fiore di marijuana all’occhiello” – ha avuto il merito di riportare al centro del dibattito pubblico gli effetti del decreto Sicurezza sulla filiera industriale della canapa.
Resta ora da capire se il gesto determinerà ulteriori conseguenze disciplinari per il deputato. In molti ricorderanno come, in occasione del dibattito parlamentare sui referendum per la cittadinanza e per il lavoro dell’8 e 9 giugno scorsi, il segretario di +Europa si fosse presentato in Aula coperto da un lenzuolo, travestito da fantasma.
Proprio per quel gesto simbolico, solo pochi giorni fa l’Ufficio di Presidenza di Montecitorio – con i voti del centrodestra e di Azione – ha deciso di comminargli una sospensione di due giorni. Una sanzione che Magi ha accolto con aplomb, pur definendola “tardiva e sproporzionata”, rivendicando il valore della sua azione come espressione politica, non come violazione del decoro istituzionale: “Il vero fantasma non è chi denuncia ma la democrazia che rischia di sparire”.